L’ascolto delle avventure di Harry Potter come efficace metafora terapeutica
“Non posso essere un mago…voglio dire, sono solo Harry!” (Harry Potter e la Pietra Filosofale).
“Tutti i più grandi maghi della storia hanno iniziato essendo niente di più di quello che siamo noi: studenti. Se loro ce l’hanno fatta perché noi no?” (Harry Potter e l’Ordine della Fenice).
Ho deciso di iniziare questo articolo con queste due citazioni tratte dai libri della saga di Harry Potter per dimostrare come le avventure di questo piccolo mago possono diventare un’efficace metafora terapeutica nella cura dei minori.
Il potere terapeutico delle metafore
Le metafore permettono di sostituire un temine con un altro in una frase, con lo scopo di creare delle immagini di forte carica espressiva.
Le metafore utilizzate con i minori ci parlano delle idee, dei sogni e delle paure del bambino, esse quindi ci permettono di far arrivare il messaggio superando i meccanismo di difesa, infatti, la trovata dell’utilizzo della metafora ha lo scopo di aggirare la mente conscia ed assistere il bambino nel trovare le proprie soluzioni che generano di conseguenza il cambiamento.
Il terapeuta attraverso la metafora, offre al bambino il contesto immaginifico per il cambiamento e su questo scenario lo psicologo “semina” input lasciando al bambino la scelta delle modalità attraverso cui cambiare.
Le storie migliori sono quelle che hanno la capacità di catturare l’immaginazione del bambino che ascolta e spingerlo a guardare le cose da prospettive differenti e a mettere in atto comportamenti per lui nuovi.
La metafora potteriana:
“Io (bambino) sono Harry Potter”
permette al bambino empaticamente d’entrare nei panni di questo eroe, sentirne le emozioni e capirne le scelte.
La metafora chiave
Questa dunque può diventare una metafora chiave e le metafore chiave in psicoanalisi sono quelle che permettono il reale cambiamento.
Il bambino, creando dei parallelismi (con l’aiuto del terapeuta) tra la vita di Potter e la sua biografia personale, inizia a credere che la sua storia è simile a quella dell’eroe protagonista potteriano.
Il minore come Harry inizia a credere di appartenere a quella categoria di “eroe determinato” che troverà sempre e comunque il coraggio d’andare avanti ed arrivare ad un lieto fine.
Il processo di identificazione
Il bambino attraverso la metafora:
“Io (bambino) sono Harry Potter”
deve maturare dentro di sé la volontà di rompere i cristallizzanti schemi babbani (=schemi ordinari sbagliati che gli causano disagio), deve evolversi e per farlo non può più nascondersi e dire:
“Non posso essere un mago…voglio dire, sono solo Harry”
infatti attraverso la saga potteriana, il terapeuta deve indirettamente far arrivare un messaggio al bambino: deve portare il minore a credere di non essere piccolo ed indifeso dinnanzi alla sua personale “storia malata ed interrotta”.
Il terapeuta attraverso questa metafora terapeutica deve spingerlo a provare il desiderio di voler essere il protagonista principale, il desiderio di riscrivere una nuova storia che inizia appunto con il “viaggio dell’eroe” del nostro piccolo paziente.
Infatti,
“Io (bambino) sono Harry Potter”,
deve portare il bambino a credere riguardo il suo personale percorso di crescita:
“Tutti i più grandi maghi della storia hanno iniziato essendo niente di più di quello che siamo noi: studenti. Se loro ce l’hanno fatta perché noi no?”
Identificandosi in Potter, il bambino impara a sconfiggere le paure accrescendo la fiducia nell’essere in grado di superare gli ostacoli della vita.
Diventa un forte incentivo per i bambini che portano in terapia la loro “storia ammalata” non chiusa e bloccata ad avere un seguito, a chiudere il cerchio, a passare cioè dall’interruzione al lieto fine.
Quindi, questa metafora è uno strumento terapeutico che permette al bambino, attraverso l’identificazione in Harry d’immaginare il “viaggio dell’eroe”, riscrivere cioè la propria storia traendo spunto dal modello dell’eroe potteriano.
Le altre figure archetipiche che sostengono l’eroe
Nella saga, a tirar fuori Harry dal problema non sono tanto gli strumenti magici esterni ma le sue forze interne, i suoi strumenti interni e soprattutto, l’aiuto, la fedeltà e la presenza dei suoi amici.
Attraverso questa metafora, il bambino tornerà da Hogwarts nel mondo ordinario con il suo elisir che non è un oggetto materiale ma una conquista interiore, un conseguimento interno, è l’acquisizione della serenità e della saggezza, tesori che gli permetteranno d’avere un’esistenza migliore nell’ordinario.
Questa metafora terapeutica trasmette al bambino una profonda speranza infatti, il Professor Silente, mentore di Harry Potter dice:
“Un aiuto verrà sempre dato ad Hogwarts, Harry, a chi lo richiederà!” (Harry Potter e di doni della morte),
quindi questa metafora terapeutica insegna ai bambini in difficoltà, a non perdere la speranza, perché certi dell’aiuto esterno che soccorre e certi che in definitiva sono le scelte che si fanno che determinano l’esistenza, infatti il Professor Silente dice a Harry Potter:
“Le nostre scelte Harry mostrano ciò che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”.
In definitiva, le immagini metaforiche tratte dalla saga potteriana si rivelano essere ricche di richiami al mondo interiore del bambino, forniscono al bambino opzioni per un nuovo modo di essere e diventano un efficace strumento terapeutico perché in questo racconto sono presenti la maggior parte dei temi emotivi della fase dello sviluppo.
Questa metafora, grazie a questo “trasferimento di significato” ha uno scopo ed un senso preciso: aprire la mente del bambino-interlocutore a intuizioni nuove ed inaspettate, inoltre essa diventa uno strumento terapeutico, il cui scopo è quello d’instillare nel minore, i semi di una nuova visione di sé e del mondo.