Il disagio psichico in una grande città come Roma
Il disagio psichico in una grande città come Roma, è di per se un ambito i cui confini sono fluttuanti e spesso chi lo attraversa rimane senza orientamento. Pensiamo, ad esempio, a tutte quelle persone che non usano la propria autovettura per recarsi al proprio posto di lavoro per evitare, ad esempio il Grande Raccordo Anulare di Roma. Chiunque lo prende, sa che, in caso di incidenti, diviene una gabbia.
Bene, alcune persone reagiscono evitando, altre invece come se si trovassero di fronte a una costante inquietudine oppure ad un’agitazione incontrollata che ci assale di tanto in tanto in situazioni diverse e in modo apparentemente immotivato.
In casi del genere difficilmente ci rivolgiamo ad uno specialista, come nel caso di un mal di denti. Innanzi tutto perché siamo molto meno disposti a riconoscere il nostro malessere, ma anche perché non sappiamo come valutarlo.
Basti pensare all’uso di alcuni termini clinici nel linguaggio comune. Ad esempio si parla di nevrosi o isteria per indicare una tensione acuta, di ansia o di depressione per descrivere momenti di forte preoccupazione o di grande stanchezza. Il più delle volte non si tratta di patologie.
Ma quando i nostri conflitti sfociano in patologie?
Sappiamo dalla psicoanalisi che la nostra psiche vive di conflitti. Ma quando il conflitto mina la nostra integrità psichica? In quali casi il conflitto contribuisce alla costruzione dell’identità e in quali ne provoca la disgregazione? Dov’è il limite tra il disagio che un individuo può affrontare con i propri mezzi e quello che richiede un aiuto esterno?
In molti casi il ricorso alla figura dell’analista non avviene per gravi disturbi psichici, ma in seguito ad una scelta impegnativa e non priva di resistenze dovuta al desiderio di esplorarsi e comprendersi meglio, facendo emergere quelle dinamiche inconsce che agiscono dietro i nostri comportamenti.
Ma quando questa esplorazione è necessaria? Forse quando siamo noi stessi a deciderlo