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Altre caratteristiche dei ritardatari cronici

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La sindrome del ritardatario cronico

Il ritardatario cronico è un soggetto con una personalità che in alcuni casi potrebbe anche essere definita “poco equilibrata“, e quindi non riconducibile ad un problema neurobiologico (l’area del cervello coinvolta è la stessa del deficit dell’attenzione e dell’iperattività) dal momento che questa ipotesi trova poca o scarsa accoglienza nel mondo scientifico.
Mentre il precedente articolo ove si parlava delle persone che fanno sempre tardi, evidenziava gli aspetti psicoanalitici, nel presente, vengono trattati aspetti di natura cognitivi e comportamentali.
Vediamo quindi di seguito alcuni tratti che caratterizzano la persona che proprio non riesce ad essere puntuale.

Ritardatari come meccanismo per difenderci dallo stress 

Uno dei motivi potrebbe essere la difesa dallo stress, ma dal momento che viviamo in una società molto stressante, il soggetto potrebbe avere una soglia troppo bassa e il ritardo potrebbe rappresentare una forma di fuga e/o di chiusura.

Ritardatari per irrazionalità

Altra figura, ai nostri fini è rappresentato dalla personalità irrazionali. Sono coloro  che “irrazionalmente” arrivano in ritardo di un minuto o di un’ora per tutta la loro vita.
Il soggetto in questione si “regola” sempre sulla sua condizione migliore, utilizza un suo “modus pensandi“.
Ad esempio, è convinto  che non ci possa essere alcun contrattempo, non calcola l’eventuale traffico, un possibile incidente, una telefonata dell’ultimo minuto. Ha una sua visione “ottimistica” e diciamolo pure “superficiale”, verso chi lo sta aspettando. 
Il ritardatario in questo caso, per scelta, non applica mai la correzione statistica, cioè il tener conto di tutti i possibili imprevisti.
Di conseguenza difficilmente valuterà ipotesi correttive e quindi non potrà mai ravvedersi, dal momento che la puntualità ai suoi occhi è percepita come una perdita di tempo

Come gestire i ritardatari irrazionali

Come comportarci? La difesa potrebbe essere una possibile chiave e quindi ad esempio si potrebbe adottare il sistema di andarsene dopo 5 minuti di inutile attesa.
Va ribadito che il saper gestire il proprio tempo, fa parte dell’intelligenza di ciascuno di noi, ed è quindi necessario saper gestire i nostri  “anticipi”, davanti una tazzina di caffè al bar, leggere un giornale, passeggiare. Migliorerebbe la qualità di vita di tutti noi, senza interferire in quelle altrui.

Il ritardatario depresso

Questa figura, in virtù del suo stato, ha una scarsa reattività psicofisica; in alcuni casi non possiede quindi neanche la forza per poter affrontare le piccole avversità quotidiane.
Alcuni depressi, già dal mattino hanno difficoltà a svegliarsi, spaventati dalla giornata di impegni che li attende.
In questo stato, è per loro più facile sfuggire dalla realtà e lo fanno, ad esempio dormendo laddove il mondo dice di alzarsi, sono coloro che anche in una pausa lavorativa,  “spengono il cervello” con un sonnellino ristoratore.
Ma si sa, le persone depresse hanno perso, momentaneamente, la  gioia di vivere e il loro ritardo, quindi, va compreso e inserito in un contesto più tollerabile.

Ritardatari perchè violenti o frustrati

Questa è una ‘figura’ più complessa dal momento che questi soggetti considerano l’imminenza dell’ora come una battaglia da combattere con la controparte. 
Arrivare in anticipo, per questa tipologia di ritardatari, equivarrebbe ad una vera sottomissione e quindi tende a far rientrare nella “normale routine” il quarto d’ora accademico. 
Socialmente parlando, tale comportamento viene a volte notato al giorno d’oggi, ad esempio da un politico o da un’autorità importante, da  coloro cioè, che ‘sentono‘ di dover dare un “tono” alla propria personalità e non si curano della “buona educazione”.
In questo profilo potrebbe rientrare colui che ad esempio, può essere stato succube, sin da bambino, di un genitore autoritario e violento.
L’autorità di questo genitore veniva vissuta con terrore e questo soggetto temeva o veniva accusato sempre e comunque di stare perennemente in torto e cresceva con l’imprinting di frustrazione costante per non saper far nulla.
Se questo soggetto non si ‘scastra‘ dalle vecchie paure, ha buone probabilità di essere anche lui un compagno ed un papà violento.
Non darà mai spazio ad altri e nè sicurezze e userà l’ascolto non per capire, ma solo per sapere cosa rispondere, insomma solo per affermare la sua personalità distorta. Tali personalità vengono raffigurate come egoiste ed egocentriche.
Il mettersi in discussione fa sempre bene e dove con le proprie forze non ci si arriva, potrebbe essere utile valutare l’ipotesi di affidarsi ad un professionista.
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