Le anoressie di origine nevrotica
L’anoressia o mancanza di appetito è un sintomo che può avere una causa organica e non deve mai trascurare l’esame somatico completo. Queste
anoressie possono venire in qualsiasi fase della vita anche se si manifestano prevalentemente in due momenti: lo svezzamento e l’adolescenza (prevalentemente) nelle ragazze.
Anoressia del lattante
L’anoressia avviene tra il quinto e ottavo mese, non appena comincia lo svezzamento. Il lattante rifiuta progressivamente e in modo sempre più assoluto ogni forma di nutrimento. Il dimagrimento è rapido, si ha vomito sia alimentare che mucoso. Il lattante non presenta altri segni somatici e lo sviluppo psicomotorio è regolare.
In queste situazione è bene indirizzare le nostre attenzioni al comportamento della madre: la sua ansietà, e i suoi timori, il suo modo di curare il bambino, di stabilire il suo regime (alimentare), i cambiamenti di regime, le ore dei pasti, la loro durata, le reazioni della madre di fronte alle prime difficiltà dell’alimentazione.
Il principale linguaggio a questa età tra il bambino e la madre è l’accettazione o il rifiuto di nutrimento. Anche l’anoressia, dove si è esclusa la causa organica, ha un suo significato.
Rifiuto o passività possono rispondere a delle attitudini della madre e dell’ambiente.
Anoressia dell’adolescenza
Questo disturbo, più frequente nelle ragazze tra 16 e i 18 anni (spesso sono figlie uniche e di classe, spesso agiate). Le restrizioni alimentari sopravvengono progressivamente a volte in seguito ad uno shock emotivo o di una cura dimagrante e senza una causa apparente.
La fanciulla riduce la sua alimentazione adducendo svariate ragioni: mancanza d’appetito, paura di ingrassare, disturbi digestivi, ed altro ancora. La ragazza afferma continuamente di star bene, minimizza il dimagrimento che è tuttavia visibile.
Paradossalmente ella conserva un’attività normale e nella maggior parte dei casi eccessiva. All’inizio è possibile che le restizioni alimentari si alternino con fasi di bulimia e che la malattia lotti contro il suo appetito, quindi la mancanza di appetito non è il primo sintomo ad apparire, ma ad un certo stadio, l’appetito sparisce realmente.
Al di fuori del dimagrimento considerevole (viso pallido, occhi cerchiati, guance incavate, aspetto corrugato, seni flosci) esiste un’amenorrea che persisterà fino alla ripresa del peso.
L’anoressia o più esattamente la riduzione alimentare ha un significato abbastanza preciso nelle condizioni in cui sopravviene in un’adolescente tra i 16 e i 18 anni.
Non si tratta tanto di un blocco dell’alimentazione propriamente detto, quanto di un’alterazione della relazione della ragazza con il suo corpo.
Essendo incapace di assumere il suo ruolo sessuale genitale (siamo nella fase genitale dello sviluppo psicosessuale – così come definito da Freud) e di integrare le trasformazioni corporee della pubertà (arrotondamento dei seni, delle forme etc), rifiuta inconsciamente la sua femminilità. il rifiuto di alimentarsi rappresenta una difesa contro le pulsioni orali cariche della soddisfazione di mangiare e di quella erotica.
Insomma, rifiutare di mangiare e di soddisfare la fame (azione assimilata al desiderio sessuale) costituiscono per l’adolescente una negazione del suo desiderio sessuale.
Nel ragazzo l’anoressia è molto più rara e non corrisponde allo schema dinamico visto per le femmine. Il quadro clinico è diverso, in particolare, mentre là avevamo l’iperattività, qui abbiamo apatia e sonnolenza.
Non sembra esistere per il maschio uno schema dinamico preciso. Si trovano frequentemente degli elementi di personalità o di struttura ossessiva, fobica, isterica o schizoide. Ma la trasformazione psicosomatica che implica l’adolescenza è importante e va presa in seria considerazione proprio come nelle ragazze.
Al quadro sopra delineato si associano specifiche strutture psicopatologiche.
Nella struttura isterica assistiamo all’esibizionismo della magrezza, il ricorso ai comportamenti mitomani e di dissimulazione e l’assenza di angoscia. La struttura fobico può rivelarsi in seguito ad un accidente nella deglutizione mentre quella ossessiva si esprime essenzialmente con una lotta ansiosa tra la fame e il timore di soddisfare questa fame.
La condotta alimentare è investita di una colpevolezza in relazione con la sessualità proibita. Insomma la compulsione ossessiva si sviluppa sul tema dell’azione di mangiare essendo l’alimento l’oggetto del desiderio. Nelle strutture depressive spesso in relazione ad un avvenimento doloroso, si ritrovano i sintomi della serie depressiva e cioè: astenia, tendenza all’inibizione, abbattimento, tristezza, etc.
Nella struttura ipocondriaca abbiamo un contesto molto ricco di disturbi e di lamentele di ambito somatico. Infine, nelle strutture psicotiche o prepsicotiche il soggetto tende a chiudersi in se stesso, diviene introverso e razionalizza volentieri i propri disturbi. A volte l’alterazione dell’immagine corporea appare più evidente: appaiono temi di spersonalizzazione e si può assistere all’esordio della schizofrenia. Questi stati si chiamano anche stati limite o borderline.
Leggi anche : I disturbi del comportamento alimentare,