La coperta di linus degli adulti
Com’è noto, buona parte del tempo del neonato è speso per dormire, infatti ad ogni poppata, segue un periodo di sonno.
Le cose cambiano man mano che il bambino cresce (e con lui il suo sistema nervoso). Il tempo di veglia aumenta progressivamente.
Questo tempo varia da bambino a bambino e non è di nessuna utilità fare forzature. L’unica cosa utile è verificare l’eventuale insorgenza di qualche problema, spesso segnalata dal pianto.
Oggetti transizionali
In questi casi l’adulto interviene fornendo al piccolo dei ninnoli con cui distrarsi, oppure cullandolo cantando una canzoncina. I ninnoli, ovvero gli oggetti (orsacchiotti, bambole, stoffe, etc) che vengono usati sono chiamati transizionali (termine coniato da Donald Woods Winnicott).
Questi oggetti, che ricordano la mamma o la figura di attaccamento, rappresentano per il neonato un valore particolare perché per lui è la prima cosa che possiede. Questo oggetto, importante per lo sviluppo, rappresenta anche il primo contatto con la realtà.
Crescendo, il bambino dorme meno e mostra sempre maggiore interesse per il mondo che lo circonda. Questo interesse lo porta ad avere meno desiderio di dormire.
I primi conflitti quando si deve andare a fare le ninne
Anche se ai genitori potrebbe non essere comodo, in realtà evidenzia che la crescita sta procedendo bene e quindi se ne dovrebbero compiacere.
Tuttavia alcuni conflitti divengono necessari. Andare a letto diviene sempre più difficile e sorgono i primi capricci. Quando gli adulti impongono le ninne, il piccolo si sente allontanato dal mondo relazionale.
L’andare a dormire si associa con una crescita di ansia, che se disattesa, potrebbe mettere a rischio l’indipendenza e l’autonomia.
Il bambino, costretto ad andare a letto, potrebbe avvertire la paura della separazione, cioè la paura che il rapporto con il mondo possa cessare.
Dormendo tutto scompare e quindi anche l’oggetto del proprio amore.
Il bambino crescendo non si addormenta solo perché è questo che chiede l’adulto. Il sonno deve essere indotto attraverso atti preparativi che possono favorire il suo rilassamento.
Rituale propedeutico al sonno
Ecco quindi che si raccontano storie e o fiabe, oppure si cantano ninne nanne, il tutto in un ambiente adatto.
In tutto questo, il bambino comincia a crearsi un rituale, propedeutico al sonno. Se questo non accade, evidentemente il bambino non si sente rassicurato.
Abbandonarsi al sonno nei bambini così come per l’adulto implica un atto di fiducia verso ciò che ci circonda.
Per il bambino, nel rituale c’è sempre quello di affidarsi ai famosi oggetti citati sopra (transizionali) che essendo stati caricati affettivamente hanno il potere quasi magico di facilitare il sonno e la fiducia verso l’ambiente circostante (anche se non è la propria cameretta).
Su questo oggetto esiste una versione interna della propria figura di attaccamento (madre, nonna, zia, etc).
L’oggetto che il bimbo stringe a se, allontana la paura della separazione che dicevamo sopra. Quindi la distruttività di una separazione o di una perdita che si teme possa avvenire addormentandosi, viene compensata e risolta tramite l’oggetto che rimane stretto a se.
Questi oggetti quindi, hanno un significato fondante per lo sviluppo psico affettivo e sociale del bambino, al punto che difficilmente ce se ne separa dal momento che diviene anche la prima esperienza di qualcosa che non è l’IO.
Oggetto transizione come ponte di sicurezza verso la mamma
Questo oggetto fa quindi da ponte tra oggetto (che ancora non viene percepito come esterno) e soggetto.
In questa fase (parliamo di un bimbo tra i 6 mesi e i due anni) si esperisce una presenza esterna (la realtà) come sconosciuta o estranea che però tangibilmente, giorno dopo giorno, si sente di riuscire ad afferrarne sempre maggiori dettagli.
Di pari passo man mano che si comincia a percepire se stessi (l’Io), si allenta la totale dipendenza dalla mamma.
Oggetto transizionale e fantasia
Winnicott (faceva parte della società psicoanalitica britannica) parte ovviamente da Freud. Il punto cardine è la fantasia, con cui gli esseri umani cercano di compensare una realtà frustrante e alla perenne ricerca di una sintesi tra realtà interna ed esterna.
Lavorando su queste due realtà, Winnicott sosteneva che l’uomo utilizza oggetti esterni (transizionali) rappresentandoli come ponte tra il dentro e il fuori.
Nel dentro, quindi nel soggetto con la propria realtà psichica; nel fuori e quindi nell’oggetto esterno ovvero nella realtà esterna.
La mamma deve quindi inserirsi in questa dinamica al fine di autonomizzare il piccolo cercando di inserire una distanza che gradualmente cresce permettendo una lenta ma inesorabile separazione associata ad un aumento della fiducia verso la realtà esterna.
Fallire in questo delicatissimo processo, vorrebbe dire condannare il bambino ad una simbiosi da cui difficilmente potrà dar luogo ad una identità separata.
L’oggetto transizionale diviene quindi il ponte che gli permette il processo di differenziazione e quindi indipendenza dalla madre.
Grazie a questa declinazione si può aggiungere che la cultura e il gioco non sono illusioni ma momenti di crescita.
L’orsacchiotto quindi non è un mero oggetto, ma caricato dell’affettività citata sopra, diviene un possesso. Si possiede un qualcosa che non è me, che non sta dentro me e che, fungendo da ponte, lega il fuori con il dentro, il me e il non me.
Quindi l’oggetto transizionale non è un oggetto interno, ma neanche un oggetto esterno: allora cos’è?
una transizione tra i due
Oggetto transizionale e feticismo
L’oggetto transizionale può a volte venir preso come un oggetto feticistico e rimanere vivo nella vita sessuale adulta.
Ci troviamo di fronte ad un oggetto che è stato troppo investito e non è stato quindi posto nel mondo dei ricordi ma viene utilizzato come un sistema per negare eventuali vissuti di perdita o di separazione o di entrambi.
Gli oggetti transizionali negli adulti
Alcuni esempi tipici usati dagli adulti li possiamo trovare ad esempio nella sigaretta, come sostituto del ciuccio, nel toccarsi i propri capelli quando questo gesto lo faceva la nostra mamma per rassicurarci e farci addormentare, oppure nel bere la birra dalla bottiglia, ottima riproduzione del biberon.
Questi solo quelli classici ma basta vedere il comportamento degli altri e focalizzarsi su quelli ripetivi (toccarsi il lobo, il naso, il nodo della cravatta, la testa, etc) per rendersene conto.
La coperta di linus può anche essere legata alla dipendenza affettiva.
Oggetto transizionale e dipendenza affettiva
Stare con una persona anche se non amata né desiderata, può essere una valida variante. Quella persona diviene un oggetto transizionale e non un partner.
Oggi, grazie alla nostra modernissima era tecnologica, i bambini che una volta giocavano nel cortile, si relegano in cameretta e passano il loro tempo tra pc, video gioco e ipod anche perché i genitori si sono allontanati da loro.
Il cellulare diviene la nuova coperta di linus che permette di relazionarsi con amici lontani (e non quelli del vecchio cortile che ahimè non esiste più) ma anche per evitare il controllo dei genitori e degli adulti in genere.