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Gli aspetti psicologici della noia

Gli aspetti psicologici della noia
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Foto di sipa da Pixabay

Gli aspetti psicologici della noia

Gli aspetti psicologici della noia si fondano su due aspetti importanti: la prima, in chiave psicoanalitica (Freud), sul concetto di Oggetto e di Pulsione; in quella della Psicologia Analitica (Jung) in chiave archetipica, che nel nostro caso non può che essere relativo al lato oscuro dell’uomo ovvero l’Ombra.

La Noia nella letteratura

La letteratura si è ampiamente interessata della noia, al pari dell’amore, del senso della vita, della morte, della giustizia, …

Lucrezio evoca il il ‘Taedium vitae’, ovvero il non trovare quiete ne dentro né fuori di noi; Petrarca dice di soffrire di “aegritudo”, cioè di accidia (per chi ricorda, fa parte dei peccati capitali, un peccato condannato con l’inferno); per Leopardi ‘La noia è assenza di passioni e di emozioni’, sia negative (dispiacere) che positive (piacere, felicità, godimento), per Kierkegaard la noia è una conseguenza della vita estetica, infine Baudelaire ove questa malattia, o peccato, è molto comune e fa sospirare la gioventù.

Per non parlare della ‘Noia’ di Moravia ove questa, sua fedele compagna sin dalla giovinezza, viene rappresentata come una ‘ insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà, … dell’oscura consapevolezza che tra me e le cose non ci fosse alcun rapporto’.

Insomma, l’argomento è ostico perché evidenzia due aspetti: il primo legato al suo significato, definire cioè cosa veramente sia la noia (aspetti psicologici, sociali, un’attitudine personale, …); l’altro invece per stabilire la linea di confine, ove porre da una parte la noia e dall’altra la depressione.

Psicoanalisi, l’eclisse dell’oggetto

Dal punto di vista psicoanalitico, abbiamo due tipi di noia: quella patologica, ovvero immotivata, cronica e quella normale.

La dinamica, in entrambe, è la stessa.

In entrambi i casi ci troviamo in assenza di un ‘oggetto’ o di un obiettivo, di una meta ove è possibile dare piena soddisfazione alla pulsione.

L’oggetto è totalmente rimosso in presenza della noia patologica o comunque l’Io ignora quale oggetto potrebbe portare quiete nel proprio animo tormentato.

Nella noia ‘normale’, invece l’oggetto e quindi la meta, non c’è.

Quindi nel primo caso abbiamo una rimozione, nel secondo un’assenza.

Cosa è l’oggetto

Originariamente era legato all’impulso istintuale. Quindi l’oggetto era colui/colei o cosa, intesa come la meta istintuale e quindi in grado di soddisfare un impulso o un desiderio (un partner, un viaggio, un oggetto, …).

L’Oggetto quindi, diviene una meta di tutti quegli impulsi carichi di energia, funzionale al sollievo che  ne trae la pulsione.

La noia e le relazioni romantiche

Se nella coppia entra in scena la noia, in chiave psicoanalitica potrebbe voler dire che la meta non soddisfa più la pulsione, che non c’è soddisfazione, appagamento, sollievo.

Potrebbe essere un campanello di allarme, un campanello che ci avvisa che forse l’amore sta finendo, oppure, nel caso delle coppie ‘fresche’, non c’è mai stato e che ciò che sembrava amore in realtà era solo una illusione.

Le coppie stabili, sanno benissimo che la noia è una componente della relazione. In altri termini l’amore è una componente fondante e stabile ma che si alterna anche alla noia.

Le coppie stabili, si dice, entrano in crisi dopo 7 anni.

Una teoria sostiene che questo accade perché questi anni coincidono, da un punto di vista antropologico, con il tempo ove un bambino completa (almeno la parte più determinante) il suo ciclo formativo di base.

Quindi, quando la sopravvivenza della specie è garantita (appunto dopo i 7 anni), la coppia smette di avere rilevanza, non serve più.

Ovviamente è un paradosso, una estremizzazione ma potrebbe piegare la famosa crisi del 7mo anno.

La noia nella coppia – possibili segnali

Cosa ci dice che l’altro si annoia, che ci percepisce noiosi o, che addirittura percepisce la relazione come noiosa? Forse ci si trova in una relazione difettosa e quindi siamo innamorati di una persona che, per noi, è sbagliata.

Queste sono relazioni che possono anche durare molto, intervallate da periodi, più o meno lunghi di allontanamento, come conseguenza di una lite.

Tutti i tentativi di riconciliazione però, tendono a fallire perché l’altro è confuso o presumibilmente disinteressato. 

Jung e la noia

Per Jung la pienezza si raggiunge (processo di individuazione) stando interamente, totalmente nel flusso della vita.

La noia quindi, rappresenta la consapevolezza di esserne fuori.

Da questa prospettiva quindi, la noia non esiste. Dipende sempre da ciò che vediamo.

Se sto seguendo una lezione di latino un po’ tediosa, oppure una conferenza poco interessante, potremmo dire che stiamo sperimentando la noia ma, se in quel mentre, ripensiamo alle fantastiche vacanze che abbiamo fatto, la noia cessa di esistere.

Quindi, aggirando la realtà oggettiva, e immergendosi in quella delle nostre fantasie, la noia non c’è, sparisce dalla nostra vita.

Ecco quindi che la nostra quotidianità potrà essere tutto o il contrario di tutto, ma sicuramente non noiosa.

Quindi cosa è la noia se non un vivere stando immobili. Un vivere ove tratteniamo ogni spirito vitale.

Lo spirito vitale c’è, ma non sappiamo cosa farci né come fare per portarlo fuori.

Prendiamo ad esempio il gioco. Quando giochiamo, ci annoiamo? Ovviamente no eppure quanti adulti e bambini non lo sanno fare?

La psicologia analitica e la noia

Richiamandoci agli archetipi, non possiamo fare a meno di associare la noia con l’Ombra, ovvero a quegli aspetti oscuri, negativi, ignorati della personalità.

Se, come abbiamo visto sopra, la psicoanalisi evoca l’oggetto, meta delle pulsioni (rimosso, oppure assente), ove l’Io è incapace di soddisfare la pulsione (dimostrando così la sua limitatezza), qui, nell’Ombra, si ha una netta sensazione di inadeguatezza che alla fin fine si traduce in noia e vuoto interiore.

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