Chi non conosce la storia di Madama Butterfly, opera lirica di Puccini?
E’ un’opera bellissima che narra di una storia d’amore, della piccola CioCio San (di appena 15 anni) e del comandante di una cannoniera americana, Pinkerton. E’ una storia densa di emozioni che salta lo stato di innamoramento eterno per la povera Butterfly, momentaneo per il cinico Pinkerton.
Oltre all’emozione travolgente per l’immininente arrivo del proprio marito, assente da molti anni, Puccini, con le sue note, ci fa percepire anche l’anticipo del tragico epilogo.
Provate a sentire leggendo e ascoltando le parole, la strugente e profonda passione, di Madama Butterfly.
Vuoi sentire uno dei pezzi più struggenti della lirica italiana?
Un bel di vedremo
Levarsi un fil di fumo sull´estremo Confin del mare.
E poi la nave appare.
E poi la nave bianca
Entra nel porto, romba il suo saluto.
Vedi? E´ venuto!
Io non gli scendo incontro. Io no. Mi metto
Là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
Gran tempo e non mi pesa, la lunga attesa.
E… uscito dalla folla cittadina
Un uomo, un picciol punto
S´avvia per la collina.
Chi sarà? Chi sarà?
E come sarà giunto
Che dirà? Che dirà?
Chiamerà Butterfly dalla lontana.
Io senza far risposta
Me ne starò nascosta
Un po´ per celia, e un po´ per non morire
Al primo incontro, ed egli alquanto in pena
Chiamerà, chiamerà :
“Piccina-mogliettina
olezzo di verbena”
I nomi che mi dava al suo venire.
Tutto questo avverrá, te lo prometto.
Tienti la tua paura,- io con sicura
Fede lo aspetto.
E’ il racconto del dramma della piccola Cio-Cio-San, che appena quindicenne si invaghisce del tenente della marina americana B.F. Pinkerton, rinnegando per lui la propria religione e i propri culti; abbandonata dai parenti furiosi per la scelta, considerata scellerata, Butterfly verrà lasciata anche da Pinkerton con in dote il figlio del suo frettoloso amore: sperando, di rivedere l’amato, lo vedrà tornare soltanto a distanza di anni, ormai sposo di una donna americana e intento a strapparle il bambino; l’esito è tragico, con Cio-Cio-San costretta a togliersi la vita.
E’ l’opera un lavoro di cesello straordinario, un esempio di dolore e lirismo cui la meravigliosa attitudine compositiva di Puccini fa onore con superba maestria.
Attraverso abbacinanti arie come “Spira sul Mar”, “Un bel dì vedremo” e “Tu, tu, piccolo Iddio” si enucleano in maniera esaustiva le rispettive sensazioni di effimera felicità, speranza e sgomenta dignità di Butterly, pennellate ad arte che ben rendono le molteplici forme di un orgoglio, quello giapponese, che vede nell’etica dell’impegno personale un vincolo, che se non rispettato, non può che avere giusto ed inevitabile compimento nell’harakiri.
Per contro, è Pinkerton l’archetipo dello Yankee americano, l’esponente di una civiltà che ha dimenticato la ritualità dell’unione spirituale, il meschino arrampicatore che nel momento della verità non sa confrontarsi con le proprie decisioni: “Addio, fiorito asil” recita il tenente americano nel rivedere la sua antica dimora di Nagasaki, incapace di discernere tra i vecchi rimpianti e i presenti legami affettivi.
Pinkerton e Butterfly, tasselli incompatibili di culture che anche la storia avrebbe visto collidere in più di una tragica circostanza: folgorante e profetica attualità del messaggio di Giacomo Puccini.
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