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La normalità nel nuovo DSM

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Ho letto con molto interesse l’articolo di Valentina Cervelli, Disturbi mentali: rimarrà qualcuno definibile “normale”? e condivido con l’autrice il fatto che ci sia una certa esagerazione. Mi ha colpito molto il punto dove Valentina dice che “…dalla ancor più bella “sindrome da rischio di psicosi” che potrebbe/ dovrebbe essere riassunta in “stato di ansia derivante dal rischio di essere affetti da un disturbo psicotico”.”
Ahimè, nella mia esperienza clinica ho avuto diversi casi ove lo stato di ansia descritto sopra era presente e rappresentava un astuto mascheramento di problematiche più profonde.

Io vedrei e leggerei in compendio che prima o poi uscirà come un elenco delle ‘possibilità’ che la mente umana può utilizzare per percorrere i contorti sentieri del disagio.
Il disagio, in particolare quello alimentato dai pensieri negativi, che a mio avviso sono inutili e spesso dannosi, causa prima dell’aumento dell’ansia e della eventuale deriva degli attacchi di panico è abilissimo nel cercarsi nuovi scenari e le conseguenti ‘patologie’ possono aver indotti gli estensori del nuovo DSM a inserire nel compendio cose che a prima vista potrebbero sembrare ‘astruse’.
Come leggere quindi il nuovo DSM? A mio avviso, con criterio, intelligenza e con sano ‘beneficio di inventario’.
Allego l’articolo per completezza
“Potrà sembrare una domanda assurda, ma è ciò che si stanno chiedendo i maggiori psichiatri e psicologi, ormai da anni, è se nel riformulare il Manuale Diagnostico Statistico per i Disturbi Mentali si stia agendo correttamente. Tradotto per i comuni mortali: rimarrà qualcuno considerabile “normale” a questo mondo se si ravvisa una componente di disturbo anche nei capricci dei bambini o nelle mangiate crapuliane?
Sveliamo l’arcano: l’uscita del nuovo manuale è prevista per il 2013, e nell’aggiornare questo compendio enciclopedico per i professionisti si sta cercando di capire se questa spinta alla “spiegazione forzata” in merito ad ogni comportamento umano leggermente fuori dall’ordinaria calma e serietà possa essere o meno considerata deleteria.
Perché ci si può scherzare sopra per creare un po’ di ilarità, ma il problema è più serio di ciò che si può pensare. Questa catalogazione “al limite” può infatti portare ad un indebolimento delle diagnosi dei veri disturbi mentali. Ecco quindi che persone sane fino a qualche tempo fa, possono ora essere considerate tutt’altro che normali perché , per esempio, affette (secondo le ultime aggiunte ed ormai vecchie di almeno un paio di anni, n.d.r.) da “disturbo della regolazione di rumore” o, dalla ancor più bella “sindrome da rischio di psicosi” che potrebbe/ dovrebbe essere riassunta in “stato di ansia derivante dal rischio di essere affetti da un disturbo psicotico”.
Va da sé che la situazione rischia di divenire davvero insostenibile. La maggior parte degli esperti sono convinti che un tale atteggiamento limiti e non di poco il “costrutto di normalità”, rischiando di far passare persone sane dal punto di vista psichiatrico come affette da malattia e quindi necessitanti di cure in realtà semplicemente superflue.
In questo caso il tutto potrebbe essere visto come una sorta di confronto tra due approcci psicoterapeutici: quello europeo (nazionalità della maggior parte dei contestatori, n.d.r.) e quello statunitense: il manuale viene infatti pubblicato dall’Associazione Americana di Psichiatria. La risposta ai nostri quesiti rischia di arrivare con la stampa del nuovo compendio, prevista per il maggio del 2013.”

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