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Roma è la capitale degli attacchi di panico
In un articolo sulla Repubblica viene riportato che ROMA è anche la Capitale degli Attacchi di Panico.
Sul quotidiano, si riportano i dati che emergono da una ricerca dell’Istituto di Neuroscienze Globale (Isneg) in collaborazione con l’istituto di sondaggi Swg di Trieste. Un romano su quattro soffre di attacchi cronici di Attacchi di Panico.
Le più colpite dagli Attacchi di Panico, sono le donne laureate, di età compresa trai 25 e i 54 anni.
Nell’articolo si afferma che
:”…la metropoli risulta essere una delle città più stressanti: caos e traffico contribuiscono ad aumentare il fenomeno. I malati cronici sono il 23% della popolazione, 350mila persone di età compresa tra i 18 e i 60 anni, ma a Roma ad essere particolarmente allarmanti sono gli attacchi “sporadici“:
Di Attacchi di Panico ne soffre il 21% della popolazione circa 300mila tra uomini e donne contro una media nazionale del 19%. «Gli attacchi di panico colpiscono 8milioni di persone in Italia, nella Capitale il fenomeno è più alto rispetto ad altre città –
I dati statistici per gli attacchi di panico
Gli Attacchi di Panico, sono in costante crescita anche per gli under 18 e gli over 60. Chi soffre di ansia e attacchi di panico senza motivo, dovrebbe chiedersi quali sono le ragioni.
Le ragioni sono da ricercarsi nella maggiore incidenza di situazioni di stress nella capitale generate anche da particolari ambienti come luoghi affollati e traffico intenso. E se le più colpite sono le donne laureate, seguono i lavoratori autonomi tra i 35 e i 44 anni e poi i lavoratori dipendenti tra i 45 e i 54 anni.
Le istituzioni non devono stigmatizzare il fenomeno perché le malattie ansiose depressive, nel 2030, “saranno al primo posto tra le malattie più diffuse del pianeta”, la paura immotivata si può vincere solo affrontandola.
Infatti, la paura affrontata si trasforma in coraggio, mentre la paura evitata diventa panico.
Ansia e depressione
Quindi accanto ad ansia e depressione, scatenanti degli attacchi di panico, possono essere i luoghi troppo affollati, il traffico, ma anche le scarse relazioni sociali tipiche della vita in metropoli.
Accade che, ad esempio, si ha paura di uscire di casa, ma anche di essere soli in casa o guidare in una strada deserta, oppure di aver paura di stare soli, non si va al cinema o al teatro, si comincia a temere treni, autobus, aeroplani, ascensori, perchè nel caso di un attacco di panico, bisogna attendere che si fermino prima di uscire o ricevere aiuto.
Insomma la paura dei luoghi chiusi oppure dei luoghi estranei costringono una parte della popolazione ad una vita molto limitata. Tale limitazione, ovviamente, coinvolge tutto l’entourage famigliare.
Quindi, si può e si deve fare qualcosa perchè c’è sempre una cura per chi vuol farsi curare. Si può tornare a ‘vivere’ e a far ‘vivere’ curandosi.
L’unica terapia veramente efficace è quella che risolve il problema alla radice estirpandolo definitivamente.
La psicoterapia degli attacchi di panico
La psicoterapia è sicuramente l’approccio più efficace, proprio perchè, andando alla ricerca della cause, permette al soggetto di comprendere le ragioni per cui il suo apparato psicofisico, a volte, fa corto circuito.
Come curarsi
Chi soffre di ansia, depressione, attacchi di panico e non li cura, dovrebbe chiedersi come superare il problema perchè …. se non curati, aggravano il malessere e limitano, in alcuni casi anche pesantemente, lo spazio vitale del soggetto.
La psicoterapia dovrebbe attivarsi in due fasi:
- Una prima fase ove ci si concentra sul sintomo (ansia, panico, etc) e, attraverso tecniche cognitivo comportamentali, si ‘spezza’ il circolo vizioso dove i sintomi mentali accrescono i sintomi fisici, e viceversa.
- Una volta raggiunta una attenuazione della sintomatologia, perchè si sono apprese tecniche di gestione e controllo degli eventi scatenanti, inizia la seconda fase, quella cioè psicodinamica. L’obiettivo di questa fase (psicoanalisi) è quello che, attraverso una regressione costruttiva, renda possibile scoprire le ‘reali’ cause e quindi ‘ricostruire’ quei tratti della personalità fino ad allora soggetti agli effetti dei conflitti, rimozioni, meccanismi di difesa, etc.
Nel corso della prima fase, potrebbe essere utile il ricorso al farmaco (tanto caro gli psichiatri e ai neurologi). Il farmaco, a volte, nei casi più tenaci è un sostegno assolutamente indispensabile. Ma, esaurito il suo ruolo (dare sollievo alla fase critica di un attacco di panico) si continua con la psicoterapia (mai interrotta).
Può anche accadere (percentuale molto bassa) che il paziente, curato con farmaci specifici (fase acuta) trovi subito sollievo ed ha una totale remissione della sintomatologia.
Ma, nella maggior parte dei casi, ove si tenta di ricorrere esclusivamente alla farmacoterapia si assiste a ricadute.
Esistono persone che soffrono di attacchi di panico da 30 anni. Unica cura fatta: ‘fai-da-te’ e farmacoterapia e in alcuni casi, psicoterapie mai completate.
Per quanto riguarda poi, i danni prodotti dalla psicoterapia, certamente ci saranno, ma preferiamo che siano i lettori a giudicare se essi siano superiori a quelli prodotti dagli psicofarmaci.
Ci limitiamo a far presente (come ha ricordato anche Piero Porcelli in un articolo apparso sul n.2 della rivista “La professione di psicologo” del giugno 2009) che il governo inglese ha deciso recentemente di investire sulla psicoterapia anzichè sugli psicofarmaci per curare i disturbi depressivi.
Ciò perchè i consulenti economici dello stesso governo hanno calcolato che trattare la depressione con la psicoterapia conviene sia ai pazienti – a cui vengono risparmiati gli effetti collaterali degli psicofarmaci – che allo Stato, sul quale grava la maggior parte dei costi diretti (trattamenti e ricoveri) e di quelli indiretti (primo fra tutti la disabilità lavorativa).
Cosa sono gli attacchi di panico |
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