Articolo della dott.ssa Francesca Romano , che ospito molto volentieri
Che cos’è la voce? Forse non è una domanda che ci si pone sovente. Ma è un suono? Una vibrazione? Una maniera per definire cose o concetti astratti? O la manifestazione di sentimenti ed emozioni?
Il viaggio della voce dentro di me ha avuto inizio quando stavo per perdere la voce stessa. Una voce scoperta per caso, un talento che aveva tutte le potenzialità per esprimersi e svettare nel mondo dell’Opera. Ma quando non si è figli d’arte può accadere di commettere qualche errore e allora il sentiero della crescita diventa tortuoso, i tempi si dilatano ed il sogno di cantare e bene si allontana. Resta una grande passione ed insieme la curiosità di trovare risposta agli interrogativi di un fenomeno, qual è la voce, fra i più grandi e misteriosi della specie umana.
È iniziato così il mio viaggio di studi, approfondimenti, ricerche. L’esperienza di cantante e ricercatrice, ma soprattutto di insegnante mi ha condotto verso un percorso di scoperte affascinanti. L’uso della voce, sia per parlare che per cantare, libera la creatività e permette di esprimere la propria vita interiore sperimentandone sensazioni ed emozioni. L’equilibrio psicofisico di un essere umano può dipendere anche dal modo di utilizzare la voce. Avviene nel canto la scintilla dell’energia. Il corpo diventa uno strumento musicale che vibra quando emette dei suoni, e ad ogni suono emesso, nel corpo risuonano vertebre e gangli paravertebrali. A poco a poco il canto porta ad uno sviluppo completo ed armonico di tutte le parti del corpo e delle sue funzioni. Aspetto importantissimo è il meccanismo respiratorio. Respirare in modo profondo e mai forzato permette di abbandonarsi al canto per ritrovare la propria natura; sperimentare fino a che punto l’emotività è stata falsata e deviata dal suo corso normale. L’uso corretto del fiato permette anche il rilassamento degli organi deputati alla fonazione la quale è strettamente collegata all’orecchio. È stato osservato che l’orecchio, attraverso i suoni, sollecita la corteccia cerebrale. Tendere l’orecchio è tendere il corpo ossia sollecitare il sistema nervoso nel suo complesso. Orecchio quindi ascolto. Ascolto dei suoni, delle proprie vibrazioni, ascolto del proprio canto, della propria voce: ascoltare se stessi per ascoltare gli altri. E ascoltare la propria voce che canta è una delle tappe più importanti del viaggio.
Come altrettanto importante è riuscire a far cantare chi credeva di essere stonato, oppure osservare paure che si superano, ansie che vanno via, stati di malessere fisico che scompaiono. Persone tristi che acquistano uno sguardo più vivace, altre insicure che si esprimono con determinazione. Quasi come se si venisse “massaggiati”, o curati dalla propria voce. Entrare in contatto con se stessi per risuonare con gli altri. Per comunicare con gli altri e già Platone affermava che parlare o cantare significa far vibrare all’unisono l’aria che è all’esterno con quella che è all’interno.
L’esperienza con la mia amica- allieva Claudia è stata ed è intensa e significativa. Forse attraverso le sue parole riuscirò a spiegare quale lavoro svolgo con i suoni, aiutata dal mio pianoforte. Claudia odiava la sua voce, le dava disagio quando in comitiva gli altri cantavano. Lei no. Claudia vuole fare l’attrice quindi usa la voce per recitare. Per curiosità ha voluto provare una lezione di canto con me, perché, disse, le ispiravo fiducia. Notavo l’ansia in lei che mi confermò qualche tempo dopo dicendomi: ”al solo pensiero della lezione di canto…salivano i crampi allo stomaco”. Poi ha ripreso contatto con la respirazione naturale, ha percepito le sue vibrazioni, ha lasciato che i suoni entrassero in lei. Dapprincipio i suoi suoni non corrispondevano ai suoni del pianoforte, alcuni raggiungevano l’intonazione altri no. Lei racconta: ”Pensavo fosse un normale corso di canto, poi ho scoperto che si trattava di qualcosa di diverso e più profondo, che non riguardava la voce, non solo, ma tutto il mio essere, il mio inconscio, l’io, il rapporto con gli altri, i risuonatori. È difficile spiegare delle lezioni di canto che mettono in contatto con l’anima, il corpo, la mente che spesso inibisce, censura, blocca il fluire dei suoni, dell’energia. È un viaggio attraverso il respiro che ci mette in contatto con luoghi e persone, un viaggio dentro noi stessi, aprendo tutti i sensi. Un viaggio da cui si torna più sereni e aperti. E quando ho percepito i miei suoni all’unisono con quelli che ascoltavo e che venivano dal pianoforte è stato scoprire tante parti di me vibranti e spazi vuoti che il suono riempiva. Ho permesso al suono di entrare dentro di me ed ho cominciato a prendermi cura di me. È mutato il mio modo di pormi nella quotidianità. Scoprendo la mia voce sto scoprendo me, sto recuperando ricordi ed emozioni, sto imparando ad accettarmi. L’odio per la mia voce aveva una spiegazione in un ricordo determinato della mia vita con persone determinate. È la ricostruzione di noi attraverso i perché che ci hanno portato ad essere ciò che siamo”.
Il viaggio di Claudia continua senza più la paura di affrontare parti di un passato che si rimuove da solo. Ed è accaduto che in un giorno qualsiasi un’immagine vista per caso in tv, le ha provocato un susseguirsi di momenti dolorosi: sudore, ansia, panico, pianto, che lei ha affrontato respirando bene come sa fare e “canticchiando”suoni mormorati. Quando la calma è tornata si è resa conto che qualcosa in lei si stava sbloccando, stava andando via senza angosce ulteriori. Una violenza subita tanto tempo fa e mai più emersa alla coscienza. Oggi ricomincia a parlarne perché il viaggio attraverso il respiro e i suoni nella sensorialità può, evidentemente, far riaffiorare eventi che si credeva dimenticati. Può guidarci verso quella consapevolezza indispensabile per il raggiungimento di qualche equilibrio e dell’armonia col mondo.
Questa è l’esperienza di Claudia e tante altre potrei citarne, ma tutte mi condurrebbero verso un nuovo interrogativo: che abbia fatto un percorso di voce-terapia in questo viaggio dentro la voce?
Qualcuno sostiene che autoterapia è pensare col cuore, e se fosse anche cantare col cuore? Il canto, che è sorgente di energia, come uno strumento di comunicazione per risvegliare delle potenzialità ancora inespresse, che non vuol dire ri-educare ma educare nella misura in cui è possibile considerare l’esistenza come un’educazione permanente.
Dimenticavo! La mia voce ha ritrovato il suo canto e chissà che prima o poi non decida di riaffacciarmi al mondo dell’Opera… .