Abusi sessuali infantili
Secondo l’UNICEF, i dati statistici relativi gli abusi contro i bambini, sono impressionanti ed evidenziano che accadono in ogni parte del mondo, in quelli sottosviluppati ma anche in quelli più ricchi.
Infatti, ad esempio 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti nel 2002 a rapporti sessuali forzati; secondo uno studio, su 21 paesi una percentuale variante tra il 7 e il 36% delle donne e il 3 e il 29% degli uomini afferma d’esser stata vittima di abusi sessuali durante l’infanzia; per ogni bambino abusato ve ne sono almeno 3 di sesso femminile e, terribile a dirsi, la maggior parte degli abusi è avvenuta in ambito familiare.
In merito alle denunce, tali abusi avvengono prima del 15° anno di età, nella maggior parte dei casi da membri maschi della famiglia. Secondo uno studio in India, si riscontra che la violenza domestica raddoppia il rischio di violenza contro i bambini.
Altra nota dolente si riferisce ai bambini rinchiusi nei centri di detenzione: i bambini, spesso a scopi punitivi, anche per futili motivi sono frequentemente sottoposti a violenze, commesse dal personale stesso degli istituti.
Altra piaga, lo sfruttamento di minori nella prostituzione, pornografia infantile e attività simili riguarderebbe circa 1 milione di bambini l’anno. Il 15% delle ragazze e il 16% dei ragazzi giordani hanno ammesso di essere stati picchiati, schiaffeggiati o feriti di proposito dal fidanzato o dalla fidanzata nel corso degli ultimi 12 mesi.
Dopo questi sconfortanti ‘numeri’ statistici che indicano la portata del fenomeno, vien da chiedersi:
Quali sono le conseguenze dell’abuso sessuale?
Non possiamo che essere generici nella risposta perché ogni caso ha una sua ‘storia’. Infatti il tutto va letto e interpretato in funzione della gravità, durata e tipo di abuso. Anche se sempre traumatico, le conseguenze sul soggetto variano in funzione della ‘profondità’ del tipo di violenza. Un conto è essere ‘palpati’ una unica volta, un altro essere violentati ripetutamente nel tempo.
Anche se, come ho detto sopra, l’esperienza al trauma è soggettiva, la reazione cambia da soggetto a soggetto. Quindi, paradossalmente, essere ‘solo’ palpati all’età di 4-5 anni può traumatizzare il soggetto per tutta la vita e risultare meno drammatico a chi, ad esempio, è stato ripetutamente violentato.
Ogni ‘attenzione’ da parte di adulti (e un adolescente di 15-16 anni che abusa in modo più o meno pesante di un/una bimbo/a di 5 anni va considerato adulto) provoca sempre dei traumi che sono incancellabili.
Ma vediamo le possibili conseguenze che questi traumi possono generare.
Sul fronte delle relazioni sociali, questi soggetti possono avere scarsa fiducia nelle persone, oppure possono avere difficoltà nelle relazioni; in ambito psicologico si riscontrano disturbi del sonno, disturbi alimentari, se toccati, possono avere reazione esagerate, rifiutare persone troppo presenti fisicamente (le famose coccole: baci, carezze, abbracci, etc sono rifiutate); insomma si diventa freddi e distanzianti.
Ovviamente la sessualità ne risulta compromessa al punto che il partner può essere identificato con colui che ha commesso l’abuso per il modo che ha di osservare, di toccare o di comportarsi al punto che spesso, ad esempio, si sceglie un partner solo perché il suo comportamento è diametricalmente opposto a quello del molestatore. In merito ai rapporti sessuali e alla frequenza, possono accadere due cose anche opposte: il rifiuto oppure la ricerca quasi ossessiva se non addirittura compulsiva del rapporto a tutti i costi. Durante il rapporto, infine, si può provare dolore e quindi smettere subito oppure non trovare mai l’orgasmo.
Se, a seguito del trauma, certe condizioni (p.es allontanamento dalla scuola, isolamento, etc) perdurano almeno per un mese ci troviamo di fronte ad un Disturbo Post-Traumatico da Stress.
In questo caso il soggetto può essere molto irritato, negare o reprimere l’evento, ad esempio non parlandone con nessuno o evitando situazioni o contesti che hanno fatto da sfondo all’evento; ma può anche riviverlo sotto varie forme, anche fisiche (improvvisi mal di pancia o di testa, incubi, disturbi alimentari, del sonno, del comportamento, etc).
Per concludere, i soggetti con questo tipo di trauma possono vivere come divisi: da una parte tentano di condurre una vita apparentemente normale, dall’altra, quando l’eco del trauma diviene assordante, possono avere reazioni comportamentali inadeguati e diversi (opposti) da quelli di cui sopra e risultare apparentemente incomprensibili alle persone che ‘gravitano’ nella loro sfera emotiva e relazionale.
Come se ne esce?
Intanto, il trauma, come ho detto sopra, se non rimosso, viene raramente dimenticato. Una psicoterapia di tipo analitico è in grado di offrire risultati stabili e definitivi. Tale terapia potrebbe essere associata anche ad una terapia di tipo cognitivo comportamentale con lo scopo di attenuare in breve tempo eventuali disagi che limitano la vita affettiva e relazionale del soggetto.
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