A cura della dott.ssa Federica Murdaca (Psicologa-Psicoterapeuta)
Nonostante stiamo vivendo l’epoca della liberazione sessuale, quando si parla di persone anziane l’argomento sessualità costituisce ancora un tabù. Oggi la convinzione comune è che dopo una certa età non si faccia più l’amore, e si prova un certo disagio nell’immaginare una coppia anziana che non abbia esclusivamente rapporti platonici.
L’idea che la sessualità sia connessa obbligatoriamente alla capacità di procreare porta spesso a considerare, erroneamente, l’anziano come asessuato. Si tende a voler attribuire ai giovani i piaceri della carne e le gioie della procreazione, ai vecchi le virtù della saggezza asessuata e priva di bisogni.
In realtà, a 75 anni solo un uomo su quattro perde interesse per la sessualità (Piette, Weill-Engerer, 2003). Studi empirici (Masters, Johnson, 1967) indicano che le persone fisicamente sane restano sessualmente attive fino in tarda età, ossia fino ad oltre gli 80 anni. Ad 80 e 90 anni esiste, quindi, sia nell’uomo che nella donna, una certa capacità di rapporti sessuali, come d’altra parte permangono desideri e sogni erotici. Naturalmente su questo aspetto incidono alcuni fattori fondamentali, tra cui la differenza di genere, l’educazione ricevuta, le esperienze di corporeità e sessualità vissute da bambini e da giovani, il rapporto precedente della coppia e così via. Fortunatamente la storia personale di ogni soggetto agisce come fattore condizionante anche in senso opposto a quello che ci si aspetterebbe, perché l’Io della persona anziana a volte riafferma a sorpresa le proprie vere e profonde esigenze, magari soffocate lungo tutta la vita precedente. Specialmente la donna può improvvisamente sentirsi libera dai vecchi stereotipi e condizionamenti, e, grazie alla sua propensione a lasciarsi guidare dai sentimenti, può ritrovare un’attività sessuale piena e soddisfacente (Goleman, 1996).
Dunque, contrariamente a certe idee preconcette, la sessualità non scompare con l’età, ma segue piuttosto un principio di continuità, in base al quale la vita sessuale in età avanzata dipende da quella che si è vissuta nel corso dell’intera esistenza.
Il desiderio sessuale è come una piccola pianta da coltivare, che ha bisogno di acqua, concime, luce, e soprattutto delle cure di qualcuno; se curata fiorisce, altrimenti avvizzisce e muore. Pertanto, le persone che hanno avuto una vita sessuale gratificante, ricca e armoniosa, la mantengono, sebbene in misura minore anche in vecchiaia (De Laucette, 2007). Lo stesso Don Leonardo Zega, ex direttore del settimanale Famiglia Cristiana, in un’intervista ha sostenuto: «Coppie di anziani, innamorate come sempre, con una intesa perfetta sul piano sentimentale e sessuale non sono forse la regola, ma neppure la rara eccezione che si immagina…i condizionamenti esterni ed il giovanilismo esasperato della società di oggi mortificano tra gli anziani il lato fisico dell’amore, e del sesso nella vasta gamma delle sue espressioni….ma la vecchiaia non è di per sé sinonimo di aridità sentimentale e sessuale» (Melotti, 2006).
Il sesso è un bisogno e come tale può condizionare in misura importante la nostra vita come altri bisogni primari; riuscire a mantenere attiva la propria vita sessuale influenza non solo il benessere, ma anche la longevità. In uno studio è stato dimostrato che le persone soddisfatte della propria vita sessuale sono meno soggette alla depressione, all’ansia, al sentimento di ostilità e ad altri disagi come la fatica e le cefalee. La realizzazione sessuale aumenta l’autostima e la sensazione di controllare la propria vita (Sobel, Ornstein, 1996). Non ci sono quindi dubbi che una discreta e sana attività sessuale influisca positivamente sull’esistenza, oltre a tenere lontane alcune malattie come il diabete e un livello elevato di colesterolo, aiuta a mantenersi giovani, a vivere meglio e più a lungo.
Klentze (2005) nel suo libro Restare giovani sostiene che l’aumento del benessere psicofisico deriva dall’attività sessuale, che egli identifica come uno dei fattori che ringiovaniscono dal punto di vista emotivo, fisico e psichico. Il sesso è per Klentze l’elisir di lunga vita. Naturalmente, come per ogni età della vita, la pulsione sessuale dell’anziano è correlata allo stato di salute e alla validità fisica, aspetti interdipendenti con il benessere psicologico personale.
L’eventuale declino nella sessualità delle persone anziane assume, quindi, una certa consistenza solo dopo i 75 anni. Molto probabilmente questa riduzione è condizionata non solo da fattori fisiopatologici o socioambientali, ma anche dall’insorgenza o aggravamento di malattie somatiche capaci di interferire con l’attività sessuale. Anche l’assenza di un partner influisce fortemente su tale declino, in quanto nella vita di una persona che invecchia la situazione di coppia è, un supporto fondamentale. Studi sulle vedove mostrano un abbassamento dell’attività sessuale molto più significativo rispetto alle donne sposate di età corrispondente (Cesa-Bianchi, 2000).
Inoltre, tra i fattori che determinano una diminuzione o una sospensione dell’attività sessuale, non si possono trascurare meccanismi psicologici come il senso di colpa e di vergogna per avere ancora esigenze e pulsioni del genere e, forse ancora di più, il pregiudizio radicato che gli anziani siano incapaci di vita sessuale. Condizionamenti culturali e sociali che gravano sulle persone e ne influenzano la condotta.
Gli studi sull’invecchiamento sessuale, sottolineano i timori, gli stereotipi e la mancanza di conoscenze adeguate, anche di ordine fisiologico. Come sottolinea Giorgio Abraham, psicosessuologo dell’università di Ginevra, la senescenza si è fatta coincidere, per la donna, con la menopausa, presupponendo in questo modo un’involuzione della sessualità. Inoltre, nell’uomo non sono rare l’impotenza secondaria e l’incapacità eiaculatoria, mentre nelle donne si riferiscono disfunzioni orgasmiche, dolori durante il rapporto sessuale, vaginismo, tutti disturbi che possono essere legati ad una reazione emotiva inadeguata, ansiosa e spesso fobica, alle modificazioni fisiologiche descritte più frequenti nell’uomo che nella donna. La paura di “aver perduto la virilità o di non essere più donna” è uno stato d’animo frequente e spesso, almeno apparentemente, reattivo alla diminuita efficienza sessuale. Le persone, d’altra parte, finiscono con l’accettare di buon grado una visione riduttiva della propria sessualità, spesso colpevolizzandosi per i loro desideri erotici, e con una condiscendenza eccessiva sono disposte a passare per impotenti.
Il falso stereotipo dell’asessualità nell’età adulta è quindi, molto dannoso poiché interferisce con la salute ed il benessere di milioni di persone. La maggior parte degli anziani affronta infatti la sessualità mantenendo un silenzio discreto, con conseguenze negative: volendo nascondere un problema sessuale o provandone vergogna, le persone anziane sopportano sofferenze e paure che potrebbero ridimensionare attraverso adeguate consultazioni. Ciò accade anche perché si tende a considerare solo l’aspetto fisico e a non prestare la giusta attenzione alla relazione sentimentale e alle esperienze affettive che gli anziani vivono.
Molti autori (Cesa-Bianchi, 2000; Leiblum, Segraves, 1995) concordano sul fatto che le persone anziane possono, invece, vivere positivamente la loro sessualità se riescono a superare pregiudizi disadattivi e condizionanti che portano a un ritiro della sessualità e a un progressivo disinvestimento dall’agire comportamenti sessuali attivi. Per avere una soddisfacente vita sessuale anche in tarda età il primo passo consiste nel fare giustizia degli stereotipi e dei pregiudizi che configurano la vita sessuale dell’anziano come qualcosa d’inesistente, sconveniente, inopportuno o pericoloso per la salute, e la sua cessazione come un evento ineluttabile legato al trascorrere degli anni. Bisogna poi rimuovere i pregiudizi sul presunto effetto negativo che alcune patologie (per es., malattie e interventi sulla prostata o sull’apparato genitale femminile, incontinenza urinaria) eserciterebbero sull’attività sessuale, poiché sul piano psicologico tutti gli eventi che compromettono l’integrità fisica di un individuo o alterano l’immagine di sé possono ridurre il desiderio e allontanare dall’attività sessuale.
Non ci si dovrebbe quindi, mai dimenticare che il sesso va bene a tutte le età, è divertente, non costa nulla e tiene in forma.
Gli anziani non dovrebbero mai sentirsi troppo vecchi per una relazione sentimentale o sessuale.
Bibliografia
• Cesa-Bianchi M. (2000), Giovani per sempre? L’arte di invecchiare, Laterza, Roma.
• De Ladoucette O. (2007), Restar giovani è questione di testa, Feltrinelli, Milano
• Goleman D. (1996), Intelligenza emotiva, BUR, Milano.
• Klentze M. (2005), Restare giovani, Urra, Milano.
• Masters W., Johnson V. (1967), l’atto sessuale nell’uomo e nella donna: indagine sugli aspetti anatomici e fisiologici, Feltrinelli, Milano.
• Melotti M. (2006), Voglia di Gioia. Suggerimenti per vivere al meglio la Terza età, Franco Angeli, Milano
• Piette F., Weill-Engerer S. (2003), Le Guide santè des seniors, Odile Jacob, Paris.
• Sobel D.S., Ornstein R. (1996), The Healthy Mind Healthy body, Time Life Medical.