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In questa pagina: Paziente,Psiche, Psicologia analitica, Psicoterapia,  Puer aeternus

Paziente

 

Psiche

Con la sua definizione basilare della psiche come “totalità dei processi psichici, tanto coscienti quanto inconsci“. Jung ha inteso delineare il campo di interesse della PSICOLOGIA ANALITICA. Questo sarebbe cioè qualcosa di diverso dalla filosofia, dalla biologia, dalla teologia e da una psicologia che si limitasse allo studio dell’istinto o del comportamento. Il carattere piuttosto tautologico della definizione evidenzia un problema caratterizzano dell’indagine psicologica, vale a dire la parziale sovrapposizione tra interesse soggettivo e oggettivo. Jung fa frequenti riferimenti alla “equazione personale”, ossia all’influsso che la personalità e il contesto dell’osservatore esercitano sulle sue osservazioni. Oltre al collegamento tra processi consci e inconsci, Jung include specificatamente nell’ambito della psiche la sovrapposizione  e le tensioni tra elementi personali e collettivi nell’individuo.

Psicologia analitica

Jung, nel 1913, cioè l’anno in cui si staccò dal movimento psicoanalitico usava il termine psicologia analitica per identificare quellla che egli chiamava una nuova scenza psicologica che, nella sua concezione, era frutto di una evoluzione originata dalla psicoanalisi. Più tardi, oramai fermamente stabilito sulle proprie posizioni, prese a far riferimento al “metodo psicoanalitico” di Freud  e alla “psicologia individuale” di Adler e affermò che preferiva chiamare il suo approccio “psicologia analitica”, intendendo con ciò un concetto generale che comprendeva ambedue i filoni di ricerca e anche altri.

Psicoterapia

Trattamento della psiche; Tramite l’esplorazione dell’inconscio, quando si applica il metodo della psicologia analitica.

La psicoterapia, termine considerato, così come la pratica a cui si riferisce, come qualcosa di relativamente moderno. Ha tuttavia i suoi corrispettivi in antichi cerimoniali di guarigione. Quando Jung la definisce come una cura dell’anima, dobbiamo tenere in mente che egli si riferisce a qualcosa di diverso da una pratica religiosa. Così pure, il campo della psicoterapia, anche se correlato alle scienze mediche, è quello della nevrosi,  in quanto distinta dalla malattia mentale, o dai disturbi nervosi. In un’allocuzione rivolta ai suoi colleghi nel 1941 (piuttosto avanti nella carriera dunque, e nel mezzo di una guerra mondiale), Jung affermava che compito primario della psicoterapia è quella di perseguire con fermezza di propositi la meta dello sviluppo individuale e ne faceva risalire l’origine a quelle cerimonie di restituzione di vario tipo in cui l’uomo “… diventa ciò che è sempre stato”.

Figlia della psicoanalisi, la psicoterapia moderna ha preso molto dalla metodologia freudiana. Tuttavia, man mano che Jung è andato sviluppando le proprie teorie, altre caratteristiche hanno cominciato ad emergere negli studi di consultazione degli psicologi analisti. Ciononostante, la psicoterapia rimane una discussione tra due persone (paziente e analista). Poichè la psiche non può essere trattata per compartimenti stagni, dal momento che nei disturbi psichici tutto è collegato e l’intera persona è affetta, la psicoterapia si configura come un processo dialettico tra due sistemi psichici che reagiscono e rispondono l’uno all’altro.

Lo psicoterapeuta, non è un semplice agente della cura, ma un compagno che partecipa al lavoro. Egli si occupa di manifestazioni simboliche dalle molteplici implicazioni e, a dir poco, anche dalle molteplici tentazioni. Ciò richiede, nel terapeuta stesso, una “differenziazione morale”, poichè uno psicoterapeuta nevrotico infallibilmente curerà nel paziente la propria nevrosi.

In primo piano nel processo terapeutico sta l apersonalità di chi lo esercita come fattore terapeutico o nocivo. Il lavoro è basato sul principio che  allorquando dei frammenti simbolici offerti dall’inconscio vengono assimilati nella vita cosciente, ne risulta una forma di esistenza psichica che non soltanto è più sana ma che funziona perchè corrisponde più pienamente alla personalità stessa dell’individuo. Nel corso della psicoterapia il processo di recupero del paziente attiva dei contenuti archetipici e collettivi che sono vivi in lui. La causa della nevrosi è vista nella discrepanza tra  l’atteggiamento conscio e le tendenze dell’inconscio. La dissociazione, in ultimo, viene ricomposta attraverso l’assimilazione o integrazioine di contenuti inconsci. La cura come prima accennato, consiste nel permettere al paziente di diventare ciò che egli realmente è.

Jung fa una distinzione tra la “grande psicoterapia”, che si occupa di casi di nevrosi pronunciate o di stati psicotici  borderline, e “piccola psicoterapia”, in cui suggerimenti, buoni consigli, o una spiegazione possono bastare. Delinenando queste  due aree, egli si avvicina a quella che è l’odierna distinzione tra psicoterapia dinamica e  di supporto. Jung non considerava nè la formazione medica, nè la psicologia accademica quali basi sufficienti per la pratica della psicoterapia; sosteneva infatti che “…non si può curare la psiche senza coinvolgere tutta la persona”. Di conseguenza, era fermamente convinto della necessità di un trattamento profondo ed esteso tra gli aspiranti psicoterapeuti ed è stato il primo a insistere su tale procedimento.

Puer aeternus

L’eterno fanciullo; riferito a un archetipo, visto come componente nevrotica della personalità, concepito come immagine  o dominante archetipica di uno dei due elementi di una coppia di estremi attiva nella psiche umana e alla ricerca dell’unione (l’altro elemento essendo il SENEX).

Per Jung, il puer aeternus è riferito all’archetipo del fanciullo; il suo fascino sempre rinnovato deriverebbe dalla proiezione che l’uomo fa su di esso delle sue capacità di rinnovarsi. La capacità di correre il rischio del distacco delle proprie origini, di essere in uno stato di perpetua evoluzione, di riscattarsi con l’innocenza, di visualizzare nuovi inizi sono tutti attributi di questo redentore nascente. La figura del puer aeternus diventa affascinante come simbolo della possibilità di riconciliare gli opposti in conflitto.

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