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Viaggi nel tempo dal punto di vista scientifico
Si potrebbe pensare che per riscrivere il passato si debba viaggiare nel tempo e precisamente nel passato.
In merito ai viaggi nel tempo, i fisici ci hanno lavorato molto ma ad oggi, pare che si possa viaggiare solo in avanti, quindi solo nel futuro.
Sembrerebbe quindi che la freccia, una volta scoccata, vada solo in avanti, un vaso quando cade, va in mille pezzi, e nessuno è mai stato capace di vedere la stessa cosa al contrario; all’indietro, ovvero che i pezzi, come in un film, si possano ricomporre.
Però, c’è qualcuno che crede sia possibile fare anche viaggi nel passato (p-es. l’astrofisico Ron Mallett).
Verrebbe da dire: vedremo ma, sicuramente passerà molto, molto tempo.
Ma, come il titolo suggerisce, noi non vogliamo tornare indietro nel tempo in modo fisico, ma in modo cognitivo.
Errori cognitivi
Vorremmo, anzi no, dovremmo, tornare a quei bivi cruciali del nostro tempo passato (tipicamente nell’infanzia), ove, grazie a quelli che comunemente possiamo chiamare ‘errori cognitivi’, ci siamo fatti un’idea (errata) e sulla base di quell’errore abbiamo condizionato il resto della nostra vita, i cui effetti (nevrosi) ancora persistono.
Il presente del paziente
Molti pazienti, vengono in terapia per mille motivi diversi e ognuno ha i suoi motivi sul perchè dovrebbe fare una psicoanalisi.
Il terapeuta, in particolare quello che segue un indirizzo psicoanalitico, chiede di cominciare dall’inizio, chiede cioè di raccontare la propria infanzia. Ci interessa molto saper cosa è accaduto in quel periodo della vita. Come si comportavano i genitori, i fratelli/sorelle; insomma, conoscere le dinamiche che governavano quella famiglia.
‘… ma dottore, io ora sto male, a cosa serve tornare alla mia infanzia … ?’
Cercare in qualche modo di comprendere quali possono essere state le cause che hanno determinato, … ciò che siamo ora.
Cosa si scopre dalle dinamiche infantili
Dalle dinamiche infantili si comprende il passato del paziente, si scoprono i punti di rottura, ovvero quei punti ove, invece di andare verso una crescita armoniosa, stabile, serena, si va altrove.
Ma, altrove dove? Ecco, il paziente che ci si presenta nel nostro studio, ha un ‘altrove’ che gli crea disagio, malessere, infelicità, dubbi, scarsa stima, soggiogata/o da un narcisista, passività, AdP, etc…
Cambiare il passato
Rivivere il passato, ci permette, anche se può sembrare una estrema semplificazione, di capire perché è accaduta quella cosa, capire perché abbiamo preso una direzione al posto di un’altra.
Proviamo a fare alcuni esempi.
Gli esempi ovviamente vanno presi come mero spunto esemplificativo, dal momento che la realtà ha una ricchezza ben diversa.
Es. 1
Una famiglia con 3 figli. Uno dei tre ha problemi di salute. Cosa fa la madre? Si dedica, ovviamente, al figlio malato molto di più degli altri due che godono ottima salute. Cosa pensano gli altri due? Forse, di essere meno amati? In fondo sono piccoli, che ne sanno delle malattie e delle responsabilità dei genitori.
Essi vedono solo che la madre si dedica al fratello ma non a loro due. Qual è la realtà? ne abbiamo due; quella della madre e quella dei figli sani e sicuramente non coincidono.
Cosa succede a quei cuccioli, pensando di essere meno amati? Come crescono?
Ecco, questo potrebbe essere un punto ove si innesta l’errore cognitivo. In questo caso, cambiare il passato vorrebbe dire: cambiarne il senso.
Es. 2
Da bambino imparo ad andare in bicicletta e in presenza di una discesa, invece di rallentare (uso del freno) mi impanico e … cado. Cado e mi rompo una gamba. Soffro moltissimo e per un certo periodo di tempo sono immobilizzato; può capitare di pensare di essere stupidi, avventati e incapaci di andare in bicicletta.
Nella rete neuronale di quel bambino l’esperienza si cristallizza come negativa.
Quale potrebbe essere l’atteggiamento più adattivo? Sicuramente tornare in bicicletta e prestare maggiore attenzione, affrontare prima discese lievi e poi via via più difficili.
Insomma, imparare ad usare l’uso del freno e mantenersi sempre lucidi; in tal modo si rimodulano quei circuiti neuronali, e si riadattano grazie ad una esperienza più consapevole e ad un maggiore allenamento (aumentando quindi la complessità di quella rete neuronale.
Sarebbe adattivo terrorizzarci ogni volta che vediamo una bicicletta, o convincerci di essere incapaci perché siamo caduti?
Cosa accadrebbe se questa attitudine divenisse la risposta tipica ad ogni situazione, come sarebbe la nostra vita?
Riscrivere il passato
Tornando al primo esempio, riscrivere il passato, potrebbe essere quello di far riflettere il paziente sul fatto che la madre non aveva altra scelta e che il pensiero di essere meno amato e quindi meno amabile, è per l’appunto, un errore cognitivo. Quel pezzo di storia va rivisto, riscritto, ne va quindi riadattato, riscritto il senso di quello che è veramente accaduto.. Ecco cosa vuol dire: riscrivere il passato.
Dalla riscrittura nasce una nuova consapevolezza che porta a vedere la propria esistenza in una prospettiva diversa e quindi, maggiormente stimolati ad operare un cambiamento, operare una sorta di ristrutturazione.
I circuiti neuronali
I nostri circuiti neuronali (che determinano il nostro comportamento e la costruzione di schemi cognitivi) cominciano a formarsi da subito dopo la nascita (ma quasi sicuramente anche prima) e grazie alle prime esperienze che si fa da bambini.
All’inizio sono schemi semplici, elementari, che con il crescere e con l’esperienza diventano più complessi e articolati (esempio della bici, ma anche esempio della mamma che non si dedica a noi), sia in positivo ma anche in negativo.
Cosa è la realtà
Questi schemi nel tempo si consolidano (anche se alcuni verranno abbandonati) e ci danno uno strumento per interpretare la realtà. Realtà che ‘non esiste’ se non nel modo con cui ci siamo costruiti lo schema.
Quindi potremmo dire che la nostra realtà, è solo nella nostra testa, dal momento che come la vediamo noi, potrebbero non vederla gli altri (basta pensare alle liti, che si basano proprio sulla soggettiva interpretazione di ‘ciò che è accaduto’ che guarda caso non mai la stessa.
Riscrivere il passato quindi, rappresenta in estrema sintesi, recuperare quella capacità adattiva che in passato ci è sfuggita.
In passato abbiamo percepito una certa realtà, e questo è un fatto soggettivo; solo la verifica diviene un fatto oggettivo e quindi liberatorio.
Quindi attenzione a ciò che vediamo perchè, come dice il filosofo
“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”