La trappola delle proiezioni nell’amore e nell’innamoramento
In merito alla trappola delle proiezioni nell’amore, prenderemo in considerazione gli ideali e quindi diremo qualcosa su Parmenide.
Dobbiamo a Parmenide la seguente frase:
“L’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere”,
ove viene sostenuto il principio di ciò che è (verità immutabili – l’idea della penna ad esempio); e quello delle cose che sono, ovvero ciò che noi umani siamo in grado di sperimentare, opinare, sentire (la penna bic ad esempio).
Gli ideali sono l’essere che non possono quindi non essere.
Una penna reale, ad esempio la BIC, è il non essere e quindi non potrà mai essere.
L’ideale dell’amore
L’ideale dell’amore, secondo il discorso fatto sopra, è l’essere che non potrà mai essere, perché appunto, è un ideale.
Se stiamo frequentando una persona e ne siamo innamorati (sperimentiamo, sentiamo, …), molto spesso ciò che stiamo vivendo potrebbe non essere amore (oggettivo) ma l’ideale dell’amore, cioè quel tipo di amore che abbiamo solo nella nostra testa.
Noi proiettiamo sull’altro, il nostro ideale di amore, quindi non ci innamoriamo dell’altro ma di ciò che sull’altro, di nostro, abbiamo proiettato.
L’altro, ovviamente è quello che è, e sicuramente non è la nostra proiezione; l’altro è altro da noi.
Cosa è l’idealizzazione
La trappola delle proiezioni nell’amore e l’idealizzazione, emanazione del mondo delle idee, rappresenta per definizione (vedi sopra) una cosa che non c’è nel mondo materiale.
Quindi l’idealizzazione è una cosa non vera, una cosa che non esiste e che quindi falsa la capacita di giudizio (ad esempio nelle infatuazioni amorose).
In questo stato, l’Io del soggetto soccombe letteralmente all’altro che naturalmente viene percepito con una grandiosità che naturalmente non ha. L’altro, inizialmente inconsapevolmente, assume un potere enorme e l’Io del soggetto perde obiettività, senza rendersene conto.
Il vero amore (esiste?) diviene possibile dentro di noi, solo dopo averne incorporati i principi in modo idealistico. Però, indipendentemente dall’oggetto (il partner) il soggetto ama e può amare solo l’ideale costruito nel tempo attraverso esperienze cognitive (letture, confronti, esperienze, etc).
Uomini e donne amano ciò che hanno dentro, e che poi viene proiettato sul mondo esterno. Ciò che hanno dentro, è il risultato di apprendimenti continui, alimentati dai processi cognitivi.
Le proiezioni
La proiezione è un meccanismo di difesa dell’IO, quindi inconscio.
Tramite la proiezione, trasferiamo (inconsciamente) nostri contenuti esternamente a noi, al punto che arriviamo a credere che queste qualità siano appunto insite nella persona su cui abbiamo fatto questo trasferimento.
Se ad esempio, non sopportiamo gli altri, potrebbe darsi che attribuiamo loro un nostro senso di inferiorità.
Se amiamo l’altro, tendiamo a pensare che l’altro possa avere i nostri stessi principi e vivere lo stato di innamoramento trascurando eventuali messaggi o comportamenti dissonanti.
Tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a capire noi stessi (Carl Gustav Jung)
Quindi la proiezione è per certi versi pericolosa (per altri – vedi sotto – adattiva) perché tramite essa (inconscia) si vede nell’altro cose che non ci sono, dal momento che sono solo nella nostra testa.
Anche l’amore quindi, in quanto ideale, potrebbe non esserci perché sta solo dentro di te anche se, i vari ‘ti amo’ dell’altro ti hanno fatto credere il contrario.
Cosa dice Jung sull’amore
Anche Jung ipotizza il meccanismo della proiezione.
Infatti, da punto di vista psicologico è dell’avviso che esiste una forte componente proiettiva. Quindi, non ci innamoriamo dell’altro ma di quei contenuti amorosi che abbiamo dentro di noi e che proiettiamo sull’altro (ovviamente non un altro qualsiasi ma un essere in grado di generare un’impressione tale da riuscire a emergere dall’uniformità della routine quotidiana).
Sempre secondo Jung, la proiezione, per certi versi, ha un qualcosa di positivo. Poiché è un meccanismo inconscio, è un modo per comprendere cosa c’è nel nostro inconscio.
E’ quindi un processo costruttivo perché ci permette di estrarre contenuti indifferenziati (i contenuti inconsci) in contenuti strutturati (coscienti) e quindi utilizzabili per conoscerci meglio.
Quindi l’altro, in un certo senso viene trasfigurato (come ad esempio il risultato di una scultura) e diviene una cosa nostra.
La proiezione dell’innamorato esprime intensamente questo processo ed è molto significativa e ciò che possiamo vedere è in parte contenuto negli archetipi di Anima e Animus.
Esiste l’amore
Certo, esiste l’amore e le persone innamorate.
(Marcel Proust)
Un amore dove in realtà c’è stata una sorta di idealizzazione il cui esito finale è la rottura. La coppia in questione era asimmetrica. Uno dei due profondamente innamorato e l’altro meno, più realista e meno idealista.
Questo articolo parla di quello innamorato e ipotizza la presenza di una proiezione (naturalmente non tutte le relazioni d’amore subiscono il meccanismo della proiezione). Il soggetto, potrebbe aver creduto di essere innamorato ma in realtà ha solo proiettato.
Come abbiamo visto sopra, la proiezione ha anche un risvolto positivo, cioè tramite essa, un o una serie di contenuti relativi all’amore e all’innamoramento sono emersi dall’abisso dell’inconscio.
L’innamorato deluso, ha compreso di aver vissuto un’illusione. L’illusione però potrebbe essere a sua volta l’illusione dell’illusione, perché la verità sta nella proiezione. Ha visto un aspetto dell’amore che non appartiene all’altro ma a se stesso.
Appartenendo a se stesso, ha avuto modo di ‘vedere’ in azione una parte importante del suo inconscio.
Tramite questa esperienza, di cui potrebbe esserne uscito a pezzi, potrebbe sempre ricostruirlo magari utilizzando l’arte del Kintsugi e cercare quindi di recuperare la rottura relazionale non tentando di ricostituire la coppia (che probabilmente è irrecuperabile) ma superandola attraverso un atteggiamento resiliente.
Il materiale oggetto del Kintsugi, non è più la coppia, dal momento che non esiste più ma tu, che attraverso lo stucco dorato, hai ricostruito te stesso in modo resiliente.
Conclusioni per chi amava
In merito alla trappola delle proiezioni nell’amore, chi era convinto di amare, era guidato da un amore reale, vero, genuino che semplicemente non era corrisposto, oppure era un amore viziato dalla proiezione e in questo caso anche se era convinto di aver trovato il partner per la vita, in realtà era solo una illusione.
Conclusione per chi non amava
In merito alla trappola delle proiezioni nell’amore, l’altro partner, colui che non amava, non amava perchè:
- in realtà vedeva nell’altro solo un compagno di giochi;
- è incapace di amare e quindi rientra in coloro che soffrono della sindrome di Peter Pan;
- ha paura di amare, e quindi soffre di philofobia;
- oppure, semplicemente, non era innamorato dell’altra persona.
Bibliografia
Mysterium Conjunctionis di C.G. Jung
Psicologia della traslazione – C.G. Jung
Aion in Opere Vol. IX– C.G. Jung