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La depressione secondo la psicoanalisi
La psicoanalisi nasce con le idee rivoluzionarie di S. Freud, che ha posto al primo posto la rilevanza dell’inconscio che ribalta e relega in second’ordine il Cogito ergo sum, di Cartesio che per secoli aveva dominato il pensiero moderno.
La depressione come rabbia orientata su se stessi
In merito alla depressione, Freud sosteneva ciò che ancora oggi è rilevante ovvero che la sua causa va cercata in ciò che rappresenta e cioè una profonda rabbia che invece di essere orientata verso la sua causa, viene rivolta verso l’interno.
In altre parole, i pazienti sentono di non poter esternare tale rabbia e preferiscono dirigerla contro se stessi, autogenerando tutta la sintomatologia depressiva.
In seguito Freud riconobbe che i pazienti depressi, si lasciano dominare da una vocina interna molto severa, proveniente da quello che poi chiamò Super-Io; questa vocina, punisce e attacca l’Io del paziente (noto anche come il Sé cosciente) per tutta una serie di ‘colpe’, spesso di natura sessuale (il più delle volte solo fantasie), oppure per sentimenti aggressivi che vengono percepiti come esagerati e ovviamente inaccettabili.
Tutto ciò produce il senso di colpa che schiaccia queste persone.
Da questo impianto teorico formulato più di 100 anni fa, la maggior parte dei suoi seguaci, ha posto l’accento proprio su questi sentimenti (di rabbia e di aggressività), altrimenti noti come conflitti interiori, utili per aiutare i pazienti depressi.
La depressione come conseguenza di deficit
Esistono moltissime altre teorie psicoanalitiche successive, tra cui quella che mette in risalto l’importanza di deficit lungo il corso dello sviluppo.
Nel crescere gli esseri umani richiedono, per integrarsi in modo armonioso nel mondo in cui si vive, tutta una serie di strumenti psicologici.
Alcuni di questi strumenti potrebbero non svilupparsi in modo ottimale; le cause vanno ricercate in fattori ambientali avversi e cose simili che non ne hanno favorito la piena maturità psicologica.
Tutti gli ‘strumenti’ psicologici necessari ad un normale sviluppo emotivo che non hanno raggiunto la piena maturità sono da considerarsi come ‘deficit’ i quali restringeranno anche in modo significativo lo spazio emotivo e quindi, il suo funzionamento ne risulterà compromesso e l’interazione con il mondo sociale di appartenenza sarà poco efficace.
Tali deficit, possono essere la causa delle varie forme depressive, dalla nevrotica a quella maggiore.
Esempi di deficit che interferiscono negativamente con lo sviluppo psicologico e che possono essere declinati con la depressione, sono la mancanza di fiducia in se stessi, la capacità di gestire le frustrazioni, l’autostima, la capacità di relazionarsi, …
Come la psicoterapia aiuta a guarire i pazienti con depressione
La psicoterapia, è in grado di intervenire nei casi di depressione individuando le aree di sottosviluppo psichico, le cause, l’evoluzione, … attraverso una relazione stabile e sicura che è in grado di riprendere un cammino interrotto o deviato.
La psicologia del Sé
Il Sé, è quella parte della personalità, che permette di vedere come inscindibili, concetti come benessere, individualità, autostima, …
Il Sé, è quindi una parte della psiche e in quanto tale, potrebbe non svilupparsi in modo ideale e armonico (si assiste spesso, addirittura, al suo non sviluppo).
In quest’ambito, la depressione è il sintomo di un sé fragile e vulnerabile e in quanto tale, esposto alle intemperie della vita (frustrazione, esperienze dolorose, abbandoni, ferite narcisistiche, …).
Il ritiro dal mondo
I sintomi depressivi (futilità, vuoto, mancanza di significato, …) sono l’espressione di un ritiro importante dal mondo, il rifiuto di relazionarsi con il mondo esteriore.
Questi pazienti paradossalmente sembrano felici e ben integrati nella società ma sperimentano le relazioni come vuote e prive di significato; sono in grado di relazionarsi con il mondo intero, e possono anche sembrare brillanti, ma lo fanno con una emotività vicina allo zero.
Le loro relazioni non sono vere, e quindi neanche significative. Ogni interazione rimane superficiale. E’ come se recitassero, invece di vivere, recitano la vita, così ad esempio come dice Macbeth nell’atto 5, scena 5 :
Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla.
L’esperienza clinica evidenzia che tali pazienti, hanno avuto traumi infantili importanti che li ha spinti ad allontanarsi dal mondo degli umani e ritirarsi entro le proprie mura interiori.
Quindi, in questo caso, lo sviluppo di tutti quei strumenti di cui dicevamo sopra, necessari per potersi connettere emotivamente in un contesto sociale, non si sviluppano, e il soggetto semplicemente non sa come fare a relazionarsi con il mondo con cui interagisce comunque ma, sempre e solo in modo affettivamente spenti.
Importanza delle relazioni interpersonali
Le esperienze sociali, il networking, sono necessarie perché forniscono energia senza la quale la psiche si spegne (depressione); l’utilità di tali esperienze sono simili alla necessità del cibo oppure dell’ossigeno per il corpo.
In mancanza di tale energia, la psiche reagisce elargendo una vita vuota e senza emozioni. La vita di molti depressi, è caratterizzata proprio da tali sintomi.