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Il contratto terapeutico
Quando si decide di andare da uno psicoterapeuta, si instaura una sorta di ‘contratto terapeutico’.
Lo psicoanalista detta due regole: 1) dire tutto ciò che passa per la mente senza censurare nulla; 2) assumersi l’onere economico delle sedute settimanali concordate.
In questo articolo parleremo del primo punto, ovvero, dire tutto ciò che ci passa per la mente senza operare nessun tipo di censura. In altre parole, cercando di non mentire al nostro terapeuta.
Comunicare tutto ciò che passa per la mente
Sembrerebbe una delle cose più semplici al mondo eppure, svariate ricerche di forniscono cifre sconfortanti.
Nel 2016 è stata pubblica sulla rivista Counseling Psychology Quarterly una ricerca che ha evidenziato che su 547 pazienti adulti, bel il 93% riferisce di aver mentito al terapeuta.
Vien da chiedersi: perché mentire al proprio psicoterapeuta, a cosa serve, quali vantaggi secondari assicura?
Mentire al proprio terapeuta, nel corso della propria analisi, non ha molto senso ma forse lo avrebbe un po’ di più se definiamo meglio il concetto di verità. Ipotizziamo che la verità abbia infinite sfumature, che non può essere semplicemente bianca o nera.
Ogni terapeuta sa che la verità emerge nel tempo ed è relativa alla fiducia che si instaura tra i due attori. Man man che si va avanti, le verità emergono. Emerge la verità cosciente, in relazione alla fiducia che il paziente comincia a nutrire nel proprio terapeuta; emerge la verità inconscia, attraverso il lavoro analitico.
Quindi si, è vero, il paziente all’inizio mente al proprio terapeuta sia i contenuti coscienti che quelli inconsci.
Perché si mente al terapeuta
Allora, è giusto porsi la domanda: perché si mente al terapeuta? Proviamo a dare qualche risposta.
Affronteremo il problema, cercando di dare una risposta, analizzando le dinamiche terapeutiche che si verificano in alcuni casi.
Si mente al terapeuta per paura del giudizio e quindi per vergogna
La paura del giudizio e la vergogna, induce spesso le persone a mentire alla cerchia ristretta delle proprie conoscenze e di conseguenza anche al proprio analista.
Si mente ad esempio, in merito alla sessualità, alle relazioni romantiche, a pensieri considerati insoliti, all’eventuale uso di sostanze proibite.
In merito al giudizio, può capitare che il terapeuta, conoscendo il soggetto e la sua storia, possa manifestare qualche perplessità in merito ad eventuali fatti o situazioni, potrebbe generare nel paziente l’idea (errata) che il terapeuta stia emettendo un giudizio e potrebbe accadere che da allora, tale paziente, celi o menta sugli sviluppi in merito al fatto specifico.
Molte persone, insicure, hanno una terribile paura di essere giudicate e tendono a percepire ogni comportamento come giudicante.
Si mente al terapeuta finchè non ci si fida
La regola aurea di una psicoterapia, come citato sopra, è che il paziente deve dire tutto ciò che passa nella mente, senza censurare nulla. La regola sembra semplice e sicuramente di facile comprensione ma poi, nella realtà, le cose sono più complesse.
Nel corso dell’analisi i ricordi affiorano lentamente e molto spesso con dolore. In situazioni ove, ad esempio, il dolore si riferisce a storie di tradimenti, la fiducia è proprio la nota dolente.
Solo una volta stabilita la fiducia, il paziente è in grado di aprirsi e di essere in grado di sostenere eventuali critiche. Nel corso della terapia, il paziente può passare da sentimenti di amore ma anche di aggressività nei confronti dell’analista.
Tali sentimenti sono difficili da dichiarare, in modo franco ed aperto. In questi casi il terapeuta deve essere in grado di comprendere la difficoltà e di ascoltare ed intervenire senza apparire giudicante.
L’eventuale diffidenza che il paziente può provare deve essere assolutamente oggetto di discussione e di analisi.
Se tale diffidenza non si risolve, è opportuno cambiare terapeuta dal momento che la fiducia è essenziale per il buon andamento della terapia. La verità sia cosciente che inconscia emerge solo in una situazione di assoluta fiducia.
Si mente al terapeuta perché si mente a se stessi
Tutti vorrebbero essere sinceri, almeno come intenzione. Pochi ci riescono veramente; o meglio, si riesce ad essere sinceri in alcune situazioni, raramente in tutte. Questo accade con gli altri ma anche con noi stessi.
Spesso è difficile accettare alcune cose di noi ma anche di persone che gravitano nel nostro spazio vitale. Il confronto con l’ombra, ovvero con il lato oscuro dell’uomo, è difficile, ma va fatto e va tentata ogni strategia risolutiva.
Quando si decide di iniziare una terapia, cominceremo a narrare una storia, la nostra, che spesso man mano che prosegue, offre la sensazione di narrarla per la prima volta.
Ci accorgiamo di essere ben diversi da come credevamo. Ci potremmo anche accorgere che certe verità in merito ad altre persone, ad esempio, il marito, la moglie, il figlio, semplicemente non vengono percepite solo perché non le si accetta. (il tradimento del partner, il fatto che il figlio possa essere gay, …).
In questi casi, mentiamo a noi stessi dal momento che non siamo in grado di accettare quella verità.
Mentire per mancanza di connessione
I fatti, apparentemente incomprensibili, lo sono semplicemente perché ci rifiutiamo di ‘vedere’ in modo critico le cose che accadono intorno a noi.
La causa di tutto ciò potrebbe risiedere in traumi non elaborati e che condizionano ancora pesantemente la nostra vita. Tali traumi, ad esempio, potrebbero impedirci di fare connessioni, o di non vederne.
Anche in questo caso spesso sembra che si mente, ma in realtà la mancanza di connessioni è determinata da incapacità a vederle.
Efficacia della psicoterapia
Quando si ‘mente’ nei modi descritti sopra, i nodi prima o poi emergono e il terapeuta, attraverso le interpretazioni dovrebbe essere in grado di veicolare queste tensioni in modo più funzionale.
Il terapeuta però non ha la palla di vetro e il paziente, laddove ne ha coscienza, meglio farebbe a parlarne al più presto. Quindi, una volta giunti alla consapevolezza che qualcosa si omettendo, esprimere la cosa, anche se non completamente chiara, è certamente utile.