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La personalità umana
Quando parliamo di personalità umana, cosa intendiamo? Vediamo cosa dice Teofrasto, un allievo di Aristotele (quindi parliamo della Grecia, più precisamente la Grecia di Atene del circa 300 a.C.).
Costui ha ‘individuato ben 30 caratteri morali (che poi si traducono in 30 diverse personalità) che hanno influenzato enormemente tutti gli studi successivi sulla personalità.
Considerando che oggi la popolazione mondiale è di poco più di 7 mld mentre al tempo di Teofrasto i cittadini ateniesi erano circa 300mila (il numero del campione da cui Teofrasto ha rilevato le 30 personalità), colpisce molto la loro attualità.
Le personalità di Teofrasto
Teofrasto ha individuato ben 30 personalità distinguendoli in questi caratteri morali: I – La simulazione. II – L’adulazione; III – Il ciarlare; IV – La zotichezza; V – La cerimoniosità; VI – La dissennatezza; VII – La loquacità; VIII – Il raccontar fandonie; IX – La spudoratezza; X – La spilorceria; XI – La scurrilità; XII – L’inopportunità; XIII – Lo strafare; XIV – La storditaggine; XV – La villania; XVI – La superstizione; XVII – La scontentezza; XVIII – La diffidenza; XIX – La repellenza; XX – La sgradevolezza; XXI – La vanagloria; XXII – La tirchieria; XXIII – La millanteria; XXIV – La superbia; XXV – La codardia; XXVI – Il conservatorismo; XXVII – La goliardia tardiva; XXVIII – La maldicenza; XXIX – La propensione per i furfanti: XXX – L’avarizia.
Per ognuna di questi caratteri l’autore ha fornito una descrizione molto accurata. Chi fosse interessato (www.miti3000.it/mito/biblio/teofrasto/caratteri.htm).
Disturbi della personalità
Solo in seguito, oltre che allo studio della personalità, si studiarono anche i disturbi della personalità.
Un primo approccio osserva e studia le reazioni con rabbia e violenza ma non quelle ove si evidenzia la presenza di allucinazioni oppure manie (tipiche delle psicosi).
In seguito, altri autori hanno descritto alcune forme di comportamento anti sociale e sono state circostanziate sotto la dizione: personalità psicopatica.
Dobbiamo attendere il 1901 per avere una visione più moderna. Un autore importante e pioniere della psichiatria (Emil Kraepelin 1856 – 1926) dà inizio alla nosografia moderna.
La personalità antisociale
Kraepelin afferma che le cause della pazzia sono ignote, dal momento che i relativi disturbi risiedono in stati interni del soggetto che sono sconosciuti e classifica 4 tipologie di individui affetti di antisocialità, ovvero:
- Bugiardi patologici e imbroglioni – soggetti superficiali (ma dotati di un certo fascino), privi di moralità e del senso di rispetto e responsabilità verso gli altri;
- Criminali impulsivi: coloro che incendiano in modo doloso, rubano senza necessità e commettono violenza sessuale;
- Criminali professionisti: sono apparentemente ben adattati e non sono impulsivi; sono interessati al proprio vantaggio, manipolativi, calcolatori e freddi;
- Vagabondi patologici: incapaci di stabilire radici, vagano senza meta, irresponsabili e incapaci di svolgere un compito in modo stabile e duraturo.
In seguito, identifica altre nosografie psicopatologiche caratterizzati da impulsivi, ossessivi, devianti sessuali, personalità litigiose e antisociali, instabili, bugiardi, eccentrici, imbroglioni, etc.
La personalità umana secondo il DSM-5
Arriviamo ai giorni d’oggi e leggiamo nel DSM-V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) che il disturbo della personalità, è caratterizzato da una ‘deviazione marcata rispetto al contesto’ che è pervasiva e inizia nell’adolescenza o subito dopo e rimane stabile nel tempo.
Il DSM-V elenca 6 disturbi di personalità e li divide in tre gruppi.
- Gruppo A: caratterizzato da comportamenti “strani”, “bizzarri” (disturbo schizotipico)
- Gruppo B: caratterizzato da comportamenti “drammatici”, “instabili” (disturbi antisociale, borderline, narcisistico)
- Gruppo C: caratterizzato da comportamenti “ansiosi”, “timorosi (disturbi evitante, e ossessivo compulsivo)
Ve ne sono 4 in meno rispetto al DSM-IV che sono stati esclusi dalla sezione 3.
Disturbi della personalità – Precisazione
Nel lavoro clinico di tutti i giorni, è raro incontrare un soggetto ove è evidente una di queste sintomatologie che si manifesta nella sua forma pura.
Accade invece di trovarli confusi l’uno nell’altro oppure, caso più frequente, che lo si ritrova (in parte) in soggetti che manifestano un altro tipo di disturbo come l’ansia, l’attacco di panico oppure la depressione, le dipendenze (da internet, da cellulare, dal gioco d’azzardo, sessuali, etc), oppure in seguito ad un reato o ad un tentativo di suicidio.
Disturbi della personalità – Gruppo A
Questo disturbo ha a che fare con il coinvolgimento dell’aspetto fisico, del comportamento e della comunicazione, che sono palesemente e inequivocabilmente bizzarri e che trovano una ulteriore concretezza in ciò che comunemente possiamo rilevare dall’anomalia del pensiero tipo: strane credenze, il sempre presente pensiero magico, i pensieri ossessivi, sospettare di tutto e di tutti.
Questi soggetti, gli schizotimici, hanno paura di interagire nel sociale perché, in virtù della loro sospettosità, vedono malintenzionati ovunque. Inoltre, le loro idee enfatizzano spesso che tutto ciò che vedono e/o che accade, abbiano necessariamente a che fare con loro (il bus ritarda? È la conseguenza di un precedente pensiero malevolo, etc). Sono soggetti fortemente candidati alla schizofrenia.
Quindi questi soggetti hanno distorsioni cognitive, difficoltà nelle relazioni, e possono accompagnarsi ad una varietà di contesti, quali pensiero magico e credenze strane (superstizione, chiaroveggenza, etc); possono avere percezioni e illusioni corporee inesistenti; avere un linguaggio anomalo (stereotipato, metaforico, vago o al contrario estremamente circostanziato, etc); sospettare di tutto e di tutti, hanno pochi amici, possono avere pensieri paranoidi, etc.
Disturbi della personalità – Gruppo B
Il DA di Personalità, è più comune tra gli uomini piuttosto che tra le donne. Chi ne è affetto, mette in atto azioni che danneggiano i diritti e sentimenti degli altri; evita gli obblighi sociali e le regole, ignora e viola i diritti degli altri; sfrutta il prossimo (parassita) esclusivamente per il raggiungimento dei propri obiettivi; non conosce il significato di colpa ed ha un comportamento che lo porta spesso all’arresto; dà sempre la colpa agli altri; abusa con l’alcol e/o altre sostanze.
Non ha difficoltà nelle relazioni sociali al punto da risultare anche simpatico e affascinante. Però dura poco. Assolutamente incapace di mantenere un impegno lavorativo stabile e duraturo. E’ spericolato per se stesso e per gli altri, incapace di provare rimorsi.
Il DB della personalità è caratterizzato da una instabilità dell’immagine di sé, dal senso di vuoto e paura dell’abbandono, da relazioni con gli altri tumultuose e intense, e da una impulsività marcata e che difficilmente passa inosservata.
Si può manifestare con: in caso di abbandono, presunto o reale, è in grado di fare tentativi estremi per evitarlo; i rapporti interpersonali sono densi e passano repentinamente da estremi del tipo amore-odio, supervalutazione e supersvalutazione, etc; immagine e percezione di sé priva di stabilità e continuità; eccesso nel sesso (promiscuità), alimentazione, uso di sostanze, guida etc. il tutto caratterizzato da estrema impulsività che spesso risultano essere dannose per il soggetto; ricorso continuo a minacce di suicidio o a comportamenti autolesivi; sul piano affettivo, si riscontra una profonda instabilità, dovuta prevalentemente alla continua alternanza dell’umore; sentimenti di vuoto, che possono anche divenire cronici; iracondia caratterizzata da esplosioni d’ira (spesso immotivati, o come conseguenza di eventuali critiche) incontrollata anche con il ricorso allo scontro fisico; etc.
Questi individui sono, più degli altri, soggetti ad interventi clinici, e inviati presso strutture specializzate (comunità di recupero).
Già al tempo dei Greci, tale disturbo era noto (versioni di Conone e di Partenio – 36 a.c.) come anche ai Romani (versioni di Ovidio 17 a.c.) che lo descrissero con il mito di Narciso. Tutti sanno e un bellissimo quadro di Caravaggio lo rappresenta, che si innamorò del suo riflesso sull’acqua.
Nel mito così come nel disturbo, il soggetto ha una percezione di se esagerata, esaltata, oserei dire ‘grandiosamente esaltata’. Vive solo (si fa per dire) per essere ammirato, mentre non ha nessun contatto (mancanza di empatia) con gli altri. Ha bisogno degli altri sebbene li disprezza. Li disprezza al punto di sentirsi autorizzati, in modo quasi compulsivo, ad usarli senza scrupoli esclusivamente per il raggiungimento dei propri scopi.
Ad un primo impatto, sanno essere amabili; fanno e dicono la cosa giusta ma, in seguito però divengono egoisti, egocentrici, privi di sensibilità ed estremamente controllanti. I fallimenti, le critiche, le sconfitte possono caricarli (in particolare se criticati) di ira che li porta ad essere vendicativi e distruttivi (rabbia narcisistica).
E’ una sintomatologia che compare subito dopo l’adolescenza, ed è caratterizzata da:
- esagerazione del talento (proprio) e dei risultati (anche se modesti) al punto da attendersi qualsiasi tipo di riconoscimento; nelle loro fantasie c’è solo spazio per cose che lo esaltano come amore ideale, fascino, bellezza, successo, potere, etc; ovviamente la sua unicità può confrontarsi solo con soggetti e istituzioni di altissimo livello; accetta solo un’ammirazione smisurata; ovviamente tutto gli è dovuto come ad esempio, trattamenti di favore e che tutto ciò che desidera debba essere soddisfatto all’istante; come dicevamo prima, non trova nessun vincolo morale a sfruttare gli altri; è assolutamente incapace di comprendere le necessità altrui (mancanza di empatia); invidiosissimo degli altri e incline a pensare che gli altri invidino lui; ovviamente ha il tipico comportamento del presuntuoso e dell’arrogante.
Disturbi della personalità – Gruppo C
Nel DE della Personalità, la persona pur presentando desiderio di affetto e di accettazione anche molto forte, evita le relazioni ed i rapporti intimi perché teme di essere poco interessante, poco piacevole, assolutamente inadeguato e a volte anche inferiore. Sono quindi timidi e schivi nei confronti delle relazioni sociali, non incontrano quindi persone (salvo quelle ove si è assolutamente certi di piacere). Evitano accuratamente di esporsi e tutto ciò che potrebbe essere vissuto come una novità.
Soffrono molto di questo (a differenza di altri) autoisolamento. Non è escluso che possa essere una conseguenza di un rifiuto percepito o reale avvenuto durante l’infanzia. Si associa molto (somiglianza con) al disturbo di ansia sociale.
Questi soggetti evitano il contatto sociale, sono molto sensibili (in particolare verso le critiche) e si sentono completamente inadeguati in qualsiasi ambito (e spesso sono geniali) e il disturbo si manifesta dalla tarda adolescenza.
Evitano lavori ove è necessario stare in contatto con altri (lavoro in team) dal momento che temono le critiche, essere rifiutati o disapprovati; se non hanno la certezza di piacere, evitano le relazioni; i rapporti intimi sono inibiti dal momento che temono di essere umiliati e/o ridicolizzati; socialmente si percepiscono come incapaci, inferiori agli altri e poco o per nulla attraenti; per evitare ogni possibile forma di imbarazzo, evitano di assumersi rischi e/o responsabilità o lanciarsi in un progetto inedito.
Il DOC di Personalità vede il soggetto impegnato al controllo totale, alla pignoleria estrema e all’attaccamento al lavoro ricercando una sempre maggiore efficienza anche sacrificando il tempo libero.
Pur essendo persone rigide e inflessibili, sono molto affidabili dal momento che cercano la perfezione, sono schematici, responsabili dei propri compiti, sanno organizzarsi molto bene e si attrezzano con metodi e schemi molto efficaci.
Però, il tarlo del dubbio li portano a prendere decisioni con molta fatica, dal momento che tendono a prendere in considerazioni tutte le possibilità valutando, per ognuna di esse, pro e contro. Poiché l’errore non è contemplato nè tantomeno le imperfezioni, fanno fatica a concludere le attività iniziate. Questi soggetti, spesso, sono persone di successo, specialmente in ambito intellettuale. Tuttavia raramente ne godono, perché non tollerano le ‘zone grigie’ e perché sono estremamente perfezionisti e nulla li soddisfa appieno.
Il quadro evidenzia una predominanza di pensieri in merito al perfezionismo, al controllo, all’ordine, a discapito della efficienza, della flessibilità e dell’apertura mentale.
Sono soggetti attenti: alle regole, all’ordine, alle liste, agli schemi, all’organizzazione, al punto che alla fine, possono correre il rischio di perdere di vista anche lo scopo; il suo perfezionismo può interferire con la conclusione dell’incarico; dedizione eccessiva al lavoro a scapito del tempo libero e delle relazioni sociali; è scrupoloso, tenace, rigido, etc.; è un accumulatore dal momento che non riesce a buttare nulla, anche oggetti privi di valore o di valenza affettiva; non delega ed evita il lavoro di team (a meno che non si faccia come vuole lui); tende ad essere avaro, ma non per tirchieria ma al solo scopo di accumulare risorse per il rischio di possibili future situazioni catastrofiche; per concludere, è testardo all’inverosimile ed estremamente rigido.