Come conoscersi meglio, ovvero il principio di individuazione
Conoscere se stessi. Chi non conosce la massima
conosci te stesso
scritta nel santuario di Apollo, a Delfi?
C’è sempre stata la consapevolezza di quanto sia importante conoscere se stessi. Ebbene, nonostante tale consapevolezza tutti sappiamo che alla fin fine non è una cosa poi così scontata.
Vorrei ricordare che dobbiamo a Freud la scoperta dell’inconscio e sempre a lui la tripartizione dell’apparato psichico in Io, Es e Super-Io. Alla psicoanalisi infine la scoperta di un metodo per migliorare la conoscenza di noi stessi.
Dobbiamo inoltre a Jung un metodo per conoscere ulteriormente se stessi attraverso il processo di individuazione.
Cosa sono gli archetipi
Per conoscere se stessi, e prima di parlare del processo di individuazione è necessario fare alcune premesse in merito all’apparato psichico (citato sopra) e di alcuni suoi contenuti e modalità di azione.
- Coscienza e inconscio. Il nostro apparato psichico è composto da due entità ben distinte: l’Io (ovvero la coscienza, ovvero, ciò che percepiamo di noi durante lo stato di veglia) e l’inconscio.
Viviamo in una società molto tecnica e veloce che tende a ignorare l’inconscio. Essere solo coscienza (cervello razionale) non va bene perché saremmo vuoti e poveri di emozioni. Essere solo inconsci(cervello emotivo) al contrario, sarebbe pericoloso, perché vivremmo come dei pazzi (vedi l’articolo sulla psicologia junghiana e le neuroscienze).
Dobbiamo pensare a queste due entità come elementi fondamentali, il cui equilibrio è indispensabile per la salute psichica e per la nostra vita in generale.
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- Per Freud l’essere umano è condizionato dall’inconscio e difficilmente riesce a controllarlo; l’inconscio contiene tutti i nostri conflitti rimossi e compito dell’analisi è quello di svuotarlo.
- Per Jung invece, le due istanze devono dialogare continuamente, devono integrarsi, dal momento che l’uno è fondamentale all’altro, quindi l’inconscio non verrà mai svuotato e mai prevarrà sulla coscienza e per la coscienza il discorso è equivalente.
La razionalità (coscienza) e l’irrazionalità (inconscio) nella visione Junghiana, vanno mano nella mano, generando equilibrio e armonia.
- Gli opposti. Nel pensiero Junghiano è molto forte il principio degli opposti o, per meglio dire, dell’ambivalenza. Il bene e il male, il maschio e la femmina, lo Yin e lo Yang, etc.
Queste polarità sono necessarie, come altrettanto necessarie sono la compensazione e il bilanciamento, al fine del raggiungimento dell’equilibrio psichico.
Ad esempio, per Freud il sogno rappresenta un desiderio represso, dando quindi un’ampia prevalenza dell’inconscio; Jung invece ritiene che le due entità si bilanciano e quindi l’interpretazione del desiderio represso sarebbe troppo unilaterale e restrittivo.
Quindi, il sogno ci mostrerebbe altre possibilità a cui la coscienza non aveva fatto attenzione. Per Jung, tutto ciò che sta nella psiche, necessita anche di un suo equivalente opposto. Questi opposti sono la tensione che compensa l’intero sistema; in tal modo raggiunge la sua completezza.
- Archetipi che concorrono alla individuazione. Ben 5 archetipi concorrono al processo; essi sono anima / animus, persona, ombra, Senex e Sé. Vediamoli brevemente in dettaglio:
- Anima/Animus. Rappresentano la controparte maschile (per le donne) e femminile (per gli uomini. In ogni essere umano c’è una controparte dell’altro sesso (la biologia ha individuato estrogeni negli uomini e testosterone nelle donne, ovviamente in piccola parte).
Jung ha individuato aspetti ‘femminili’ della psiche degli uomini e ‘maschili’ in quella delle donne. Entrambi rappresentano un ‘ponte’ tra la coscienza e l’inconscio.
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- Persona. Dal latino persōna persōnam, che a sua volta viene dal greco πρόσωπον (prósōpon) dove indica il volto dell’individuo, ma anche la maschera, che gli attori indossavano in teatro per far capire quale personaggio veniva rappresentato.
Dal latino indicava la funzione, la parte di un personaggio. Tutti noi, ogni giorno, portiamo una maschera da esibire in ogni circostanza. La Persona però ha due aspetti: uno negativo e l’altro positivo. Infatti l’aspetto positivo fa da freno agli aspetti dell’inconscio che altrimenti agirebbero senza controllo e fa si che l’Io possa intervenire per regolarli. E’ la Persona che ci mette in relazione con il mondo esterno, regolando il flusso dell’inconscio vs la coscienza e facendo da ‘ponte’ vs il mondo relazione. E’ importante comprendere che la Persona non rappresenta la totalità della psiche ma che ne è solo una parte e solo quando si intuisce questa cosa, inizia il viaggio dentro noi stessi e di conseguenza si inizia il processo di individuazione.
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- Ombra. Inevitabilmente, iniziando questo percorso, il primo incontro che facciamo è proprio con l’ombra, ovvero il lato oscuro dell’uomo. Tutte le cose orribili e indegne che abbiamo fatto e che, pur avendole fatte, le rifiutiamo come estranee alla nostra essenza, in realtà rappresentano esattamente ciò che desideravamo; inaccettabile diremmo, eppure quasi sempre è così.
- Senex, ovvero colui che sa. Questa ‘figura’ rappresenta, in virtù dell’età avanzata, il massimo dell’esperienza e delle capacità. Dovrebbe aver ridotto l’Ombra e compreso l’anima/animus e avere una dialettica coerente con la Persona. Può essere rappresentato (ad esempio nei sogni) da figure come il sacerdote, l’intellettuale, il professore, etc. Però, come per i precedenti archetipi, anche qui abbiamo un lato negativo che può essere rappresentato da alcune caratteristiche come la cocciutaggine (che indicherebbe una incapacità al cambiamento perché oramai sa tutto lui), ma anche da altre figure negative che sono rappresentate da persone anziane ma malvagie o autoritarie.
- Il Sé. Il Sé, racchiudendo e comprendendo tutti gli archetipi dell’individuazione, rappresenta tutto ciò che è sinonimo di totalità e di completezza. Dal momento che rappresenta la totalità, è ovviamente anche in parte inconscio. Nei sogni assume spesso varie forme, come ad esempio la personalità superiore, il cavaliere vittorioso, l’angelo, etc. Questo archetipo assume la forma di una sorta di trascendenza e in quanto tale sembrerebbe inafferrabile, irraggiungibile ma pur essendo privo di concretezza, riesce a manifestarsi in varie forme. Pensiamo ai miracolati, a coloro che vedono la madonna, i buddisti nella forma più completa, ovvero coloro che hanno raggiunto l’illuminazione. Anche in questo archetipo abbiamo una parte negativa e viene rappresentata dal megalomane, dalla radicalizzazione intellettuale o religiosa. Tali radicalizzazioni, se non comprese e controbilanciate portano spesso alla rovina e alla distruzione dell’individuo.
Come conoscersi meglio, il processo di individuazione
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Partendo dai presupposti sopra elencati, Jung, dopo la rottura con Freud, cominciò ad approfondire la propria individuazione, utile per se stesso ma anche per i propri pazienti perché, come possiamo leggere nei suoi scritti, solo se il medico è interessato al problema del paziente, la sua azione diviene efficace.
Se invece si chiude nella sua corazza emotiva perde ogni efficacia. Jung dice che :”… Io prendo i pazienti sul serio ….” Insomma, solo se il medico è ferito, questi può guarire e solo se è disposto a mettere in gioco tutto se stesso, c’è la certezza dell’efficacia terapeutica, che va ovviamente integrata con la sua professionalità e preparazione.
Tale processo quindi, altro non è che un percorso interiore che ha come obiettivo ultimo, la conoscenza e la scoperta di ciò che si è. In questo percorso ognuno ha il suo stile (nessuno può insegnare questa cosa dal momento che ognuno ha l’esclusività dei propri contenuti archetipici), il suo progredire, rappresenta (e lo vedo quotidianamente negli sforzi dei miei analizzandi) un’esperienza dolorosa ma unica e irrinunciabile.
” I miei pazienti e analizzandi mi hanno portato così vicino alla realtà della vita umana, che mi hanno costretto ad apprendere cose essenziali. Gli incontri con la gente più varia, e di tanto differenti livelli psicologici, sono stati per me incomparabilmente più importanti di episodiche conversazioni con celebrità. I colloqui più belli e più significativi della mia vita furono anonimi. “
Carl Gustav Jung
Come abbiamo visto, solo riconoscendo che l’Io è solo una parte della psiche, si riesce a comprendere i messaggi che emergono dall’inconscio. Grazie a queste naturali ‘effervescenze’ che provengono da profondità sconosciute, la nostra ragione può capire e approfondire, permettendo la piena integrazione con l’Io, producendo uno stato di benessere stabile e duraturo.
La psicoterapia ci aiuta a comprendere i messaggi che affiorano dall’inconscio anche se poi però, la piena accettazione è un compito individuale. Tutti sanno che la cosa più difficile è proprio capire e conoscere se stessi. Per far ciò è necessario un Io in grado di mantenersi saldo e di mettersi in ascolto del proprio mondo interiore.
L’individuazione è quindi, secondo Jung, ciò a cui siamo chiamati a fare, ovvero sviluppare la propria personalità individuale, differenziarsi dagli altri.
Se qualcuno si chiede: chi sono e cosa faccio in questo mondo, ebbene la risposta è:
diventare unici.