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Ho un figlio gay – cosa fare

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Ho scoperto che mio figlio è gay e non so cosa fare

Hai appena scoperto (o sospetti) che tuo figlio è gay o tua figlia è lesbica e non sai cosa fare?

E’ un problema che forse ha anche lui. Non è facile dirlo (COMING-OUT).

Questo tipo di comunicazione può essere  imbarazzante, e spesso non si sa come comportarsi. 

Per prima cosa è importante rendersi conto che: si può fare poco, però si possono commettere tanti errori, anche madornali.

Attenzione però all’immobilismo, si tratta dei vostri figli e qualunque sia la vostra opinione in merito alla omosessualità, è bene che sappiate che il vostro ruolo è quello del genitore e vostro figlio ne ha bisogno. L’omosessualità di vostro figlio (presunta o reale) segna una svolta nella vostra relazione.

Vorrei innanzitutto anteporre al discorso alcuni riferimenti sulla sessualità e sulla privacy.

un figlio rimane sempre un figlio e in lui non è cambiato nulla!

Un ragazzo dai 12-14 anni in su comincia, dopo lo sviluppho scoperto che mio figlio è gayo, ad avere una propria vita sessuale, non può che iniziare con l’autoerotismo e, viste le possibilità della rete, quasi sicuramente farà ricorso a tutto ciò che si trova online. In questa fase, l’esigenza più forte è sicuramente quella della privacy.

In questi momenti, è tutto dedito alla scoperta della sessualità e quindi alla ricerca di risposte che però non lo mettano in difficoltà.

E’ assolutamente necessario che i genitori non siano invadenti e non entrino a gamba tesa negli spazi (sia fisici che mentali) del ragazzo. Pensate che trauma se la mamma o il papà dovessero scoprirlo mentre si masturba o peggio ancora fargli capire che …. sanno.

Durante questi momenti critici, durante queste prime esperienze di questo mondo per lui nuovissimo, l’invadenza genitoriale è quanto di più dannoso potrebbe esserci. L’intervento va fatto solo su richiesta e con molta discrezione e sicuramente il ruolo del padre è più incisivo dal momento che le mamme conoscono meno lo sviluppo psicosessuale dei maschi non avendolo vissuto in prima persona, come invece è accaduto al papà.

Poi, per un ragazzo, parlare di queste cose con la mamma è sicuramente molto più imbarazzante. Il padre poi, se coinvolto direttamente o indirettamente dal figlio sul tema della sessualità deve sempre riferirsi a se stesso e alla propria esperienza e mai fare accenno a quella del figlio. La parola d’ordine deve essere: leggerezza.

L’insegnamento del Magistero è esplicito: «La Chiesa rifiuta di considerare la persona puramente come un eterosessuale o un omosessuale e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna» (Congregazione per la dottrina della fede, Cura pastorale delle persone omosessuali, 16).

Se invece il figlio desidera parlare di questi temi con la madre, questa deve solo ‘ascoltare’, mai indagare, evitando ansie  e se non si sa come rispondere, l’atteggiamento migliore deve essere quello che assicura la maggiore naturalezza.

La cosa più importante è alleviare lo stato di disagio e non cercare di sapere come stanno veramente le cose. Insomma, rispettiamo la sua privacy. Una presenza costante e affettuosa, è tutto quello che aiuta il ragazzo a superare questo momento di crescita. Mentre l’invadenza e il voler sapere a tutti i costi, può allontanare, forse definitivamente il ragazzo.

Ho scoperto che mio figlio è gay: cosa devo fare?

Quando ci sono certezze o dubbi in merito all’orientamento e alla scelta della propria identità sessuale, la prima cosa che un genitore dovrebbe fare è chiedersi qual è la nostra opinione. Prima di poter intervenire (se è il caso) è bene che ogni genitore si interroghi su questo tema.

Il Papa ha detto che gli omosessuali rappresentano ‘…una sfida educativa inedita e difficile’. Quindi è una sfida a cui possiamo rispondere solo se comprendiamo bene qual è il nostro punto di vista.

Insomma, siamo genitori che rispettano realmente il figlio gay oppure fingono soltanto?

Qualora il genitore dovesse decidere di farsi aiutare da uno psicologo (il ragazzo potrebbe essere confuso e potrebbe avere bisogno di comprendere la vera natura del suo disagio), questi deve sapere che, in caso di minore, tutto deve essere fatto nel suo interesse e quindi:

  • ciò che avviene in seduta è riservato
  • nulla verrà comunicato al genitore
  • eventuali comunicazione avvengono sempre in presenza del figlio e solo se questi acconsente
  • ciò che lo psicologo comunica è e sarà solo ciò che il ragazzo desidera venga comunicato

 Insomma, la privacy deve essere protetta a tutti i costi. Il ragazzo deve assolutamente fidarsi del professionista altrimenti sarebbe inutile, forse dannoso, sicuramente controproducente.

Concludo questo punto con il dire che gli eventuali dubbi che un genitore può avere, vanno tenuti per se e non andrebbero comunicati all’altro genitore soprattutto se separati. Sarà sempre e solo il figlio che deciderà come, se  e a chi comunicare la cosa.

L’unica cosa che un genitore può fare, anzi deve fare, è far comprendere i principi che salvaguardano la propria salute. Tali principi vanno comunicati in modo competente e non paternalistico e le informazioni fornite devono essere precise e scientificamente esatte.

l’omosessualità non è una scelta, così come l’eterosessualità, ma un semplice orientamento

e… non è “più grave”, è esattamente identico

Alcuni studi sostengono che solo il 3-4% dei ragazzi fanno coming out (cioè si dichiarano esplicitamente) con i genitori.

Vediamo ora alcuni suggerimenti so cosa fare o non fare e perché.

Evitate di vergognarvi dell’omosessualità di vostro figlio, perché non aiuta nessuno. Non torturatevi per eventuali colpe che non avete. La scelta di genere è soggetta a variabili psicologici, fisiologici e sociali e tutto quello che avete fatto, lo avete fatto nella convinzione di fare la cosa migliore.

La sessualità o meglio il fare sesso dovrebbe essere intrapreso quando se ne ha la piena consapevolezza e non quando si è giovanissimi (esattamente come dovrebbero fare i figli maschi e femmine ad orientamento etero).

Se dissentite sulle sue scelte non è necessario ripeterlo più di una o due volte perchè altrimenti potrebbe essere interpretato come un attacco, con il rischio di una sua chiusura. A tutti i costi è bene mantenere la relazione, non interromperla.

Non bisogna emarginarlo, per evitare che anche lui non faccia altrettanto, magari ghettizzandosi in comunità che potrebbero estremizzare il loro stato, allontanandosi così dal mondo e dalla sua ‘normalita’.

Non lo rimproverate per le sue scelte perché non ne ha nessuna colpa. I sentimenti che prova, non li ha scelti, sono venuti involontariamente. Se amate vostro figlio, dimostratelo sempre. La sua omosessualità è solo uno degli aspetti della sua personalità, non l’elemento fondante.

Quanto sopra sicuramente non esaurisce l’argomento ma sicuramente aiuta a fare meno errori

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