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Perché interrompere una psicoterapia

Perché interrompere una psicoterapia
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Foto di Oliver Kepka da Pixabay

Perché interrompere una psicoterapia

Questo articolo non tratta  comportamenti del tipo:

  • Prendo un appuntamento con lo psicologo, poi ci ripenso, non ci vado e neanche lo avviso
  • Interrompo le sedute senza dire nulla allo psicologo e non pago le eventuali sedute
  • Chiamo 5 minuti prima della seduta e gli dico che non ho intenzione di continuare
  • E … via di seguito:

Evito anche di spiegarne le ragioni,  per qualsiasi persona ragionevole dovrebbe essere ovvio.

Qui vorrei parlare del desiderio di interrompere le sedute.

First-of all, come dicono gli amici anglosassoni, è bene che si sappia che, ognuno è libero di fare ciò che vuole.

Ciò detto, posso interrompere le sedute in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo (mi ci trovo male, non vedo progressi, non ho soldi, non ho scelto l’analista giusto,etc).

In ogni caso, l’interruzione di una terapia  (drop-out) ha mille possibili ragioni. Di seguito ne tratto una in particolare e con un altro articolo parlerò più diffusamente del resto.

Come glielo si dice? In quella che per noi dovrebbe essere l’ultima seduta, semplicemente,  glielo comunico.

Evitate di dirlo per telefono, con un sms, con una email, su FB, via whatsApp, etc. Oltre che poco rispettoso, è decisamente deleterio.

Il percorso terapeutico dovrebbe essere un periodo ove si approfondiscono i temi in ombra della propria vita e ogni momento dovrebbe essere vissuto pienamente, cioè con consapevolezza. Interrompere brutalmente, usando i sistemi sopracitati è poco elegante ed evidenzia il poco rispetto che abbiamo di noi (oltre che dello psicologo).

Ma, tornando nell’alveo del discorso di partenza, come faccio a dirglielo?  Come la prenderà? Mi autorizzerà? Etc?

E’ ovvio che nessuno può o meno autorizzare il libero arbitrio. Si può interrompere in qualsiasi momento (rispettando una sorta di educata exit strategy). Quando si prende questa decisione lo si fa per una serie di propri motivi. I motivi non sono né belli né brutti, né giusti né sbagliati.

Approfondimento – Lo psicologo e la psicoterapia – cosa c’è da sapere?

Sono quello che sono, frutto di una elaborazione interiore e a nessuno è concesso emettere giudizi di sorta. Neanche lo psicologo che, in quanto tale, segue delle regole ben precise e ben descritte nel Codice Deontologico degli psicologi italiani ove si evidenzia il rispetto della totale libertà di coloro che decidono di avvalersi del supporto del professionista.

Ciò premesso, attendetevi che, pur non potendo impedire la vostra decisione, lo psicologo cerchi con voi di farvi riflettere sulle ragioni di questa scelta per cercare, sempre insieme a voi, di comprendere le vere ragioni; questo non va letto come una sua opposizione, ma come un ulteriore approfondimento, utile ad una maggiore consapevolezza

A volte facciamo delle cose di cui poi ci pentiamo. Accade a tutti, tutti i  giorni (ah … averci pensato prima; ah, averci riflettuto di più; etc).

Cosa accade in realtà? Analizziamo due scenari: terapie di successo e le altre.

  1. Nelle terapie che funzionano, in quelle dove cioè si vedono risultati, piano piano le sedute si diradano fino ad essere eliminate. Io normalmente propongo un incontro alla settimana, ma laddove a mio avviso sarebbe meglio farne di più, lo propongo. Nel tempo si passa ad una, poi una ogni due settimane, poi una ogni mese per poi smettere definitivamente.
  2. Le altre, sono quelle, fortunatamente rare, in cui l’analizzando non intende continuare. I possibili motivi possono essere:
    • incompatibilità con il terapeuta (in genere si interrompono dopo le prime sedute);
    • il costo non è sostenibile (questo lo risolvo sempre, perchè cerco sempre di tarare il mio onorario con le disponibilità della persona);
    • ci si concede poco tempo; ovvero, non vedo risultati (magari dopo poche sedute). In questo caso è bene ricordare che i tempi della psiche sono lunghi. Per essere ciò che siamo, ci abbiamo messo (che età abbiamo?) del tempo; quanto tempo serve per rivedere alcune cose che ci creano disagio? Di certo non lo stesso tempo ma neanche poche sedute.
    • fatti non previsti (veramente rari) che obbligano la sospensione, ad esempio la perdita del lavoro. Ma, anche qui, dipende dal professionista. Io, ad esempio, ho avuto ed ho in terapia persone che mi pagheranno, quando rientreranno nel mondo del lavoro, ovvero non ho nessun problema a far credito.
    • Resistenze … vedi oltre

Perché interrompere una psicoterapia: resistenze

E perché mai lo psicologo cerca di farvi riflettere invece di accettare silenzioso l’interruzione? Perché, come ha ben evidenziato Freud, molti pazienti si oppongono alla guarigione. Alcuni pazienti vogliono andar via proprio quando si entra veramente nel nocciolo della questione. Insomma, il paziente se ne vuole andare proprio quando l’intrico si sta sciogliendo e il processo che porta alla guarigione sta finalmente decollando.  Ecco, in questo punto critico, le resistenze entrano in gioco.

Quando il gioco si fa duro (quando cioè i contenuti inconsci cominciano ad emergere e noi dovremmo impegnarci di più, oppure, non vorremmo avere a che fare con quei contenuti), si scappa, si fugge a gambe levate e la razionalizzazione (altro meccanismo di difesa dell’Io) ci aiuta nel trovare le ragioni di quella fuga.

Ecco, si sappia che lo psicologo ha il dovere di far presente queste dinamiche. Alla fine, anche se decideremo di interrompere, lo faremo comunque ma con una maggiore consapevolezza.

 Perché interrompere una psicoterapia: andare o restare

Se si decide di andare, perché si percepisce il percorso come troppo arduo, allora, inevitabilmente, ci saranno dei temi che rimarranno in sospeso. Se l’inconscio stava sfornando contenuti, questi torneranno a restare inconsci. Molta gente, nel corso di un’analisi, smette proprio perché sente di non reggere l’urto di eventuali conflitti che sono stati rimossi.

Una paziente, ad esempio, ha dovuto interrompere perchè ciò che emergeva dalle sedute le provocava un disagio più grande del problema stesso. Tornava a casa e piangeva continuamente.

Del resto, se sono stati rimossi, un motivo ci sarà. Nel riemergere (il ritorno del rimosso), il conflitto potrebbe essere ancora irrisolvibile e la fuga può ancora sembrare la scelta migliore. In questo caso cosa fa lo psicologo? Rispetta la scelta presa. Si prende atto, si comprende, e ovviamente si lascia andare.

Lo psicologo, per chi si fosse fatto opinioni strane, non ha la palla di vetro.  Ha solo l’intuito e l’empatia (flussi transferali) e con questi strumenti ‘percepisce’ il disagio del paziente e rimanda ad eventuali tempi migliori.

Ci sono pazienti più bravi di altri?

La risposta ovviamente è una sola: no.

Come nel caso precedente, se non si sopporta il ritorno del rimosso, non si ha nessuna colpa, non c’è nulla di sbagliato, non c’è paura, mancanza di coraggio. La fuga ha il suo senso e va rispettata

Ci sono alcune persone che di fronte ad un attacco di panico, una depressione o qualsiasi altro tipo di disagio, reagiscono in tempi brevi, altri invece hanno bisogno di tempi più lunghi. Non c’è, in tutto questo un merito (o un demerito). Si è così e basta.

In merito alla fuga, vorrei fare un paragone con le battaglie reali. E’ possibile che tutte le fughe siano atto di vigliaccheria? La risposta è ovviamente negativa. Ricordiamoci inoltre che l’evoluzione, ha stabilito che di fronte ad una minaccia, si sceglie una delle due cose: la fuga oppure la lotta.

Nelle battaglie, se scopriamo di essere troppo deboli, la scelta più funzionale è proprio la fuga. Si evita l’annientamento.

Parafrasando quanto abbiamo scritto in merito alla decisione di interrompere la terapia, quel paziente è colui che valutando le risorse (armi) a propria disposizione, abbia compreso che sono insufficienti e che è meglio fermarsi li.

Cosa accadrà? Nel tempo, sentendosi più forte, potrebbe decidere di riprendere oppure  no. Del resto le cose non cambiano solo con la psicoterapia. Quanti miracoli fa l’amore, la nascita di un figlio, un nuovo lavoro più gratificante oppure il suggerimento di un amico che conosce bene.

Una cosa è certa: per il momento abbiamo deciso di interrompere.

Il resto, come diceva Hamlet ….. è silenzio

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