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Il senso di colpa
Sappiamo tutti, chi più chi meno, cos’è il senso di colpa e sappiamo anche che, salvo rare eccezioni, è spesso sproporzionato rispetto all’evento che lo scatena. Quando è inconscio, non si riferisce ad un evento specifico e reale ma è vago e spesso indeterminato. Si soffre per gli effetti ma se ne ignorano le cause psichiche e tuttavia, dopo la solita frase: che ne so, non so perchè, etc. si tenta di darne una spiegazione.
Il Super-IO
Ecco che a questo punto entra in gioco il Super-Io di cui parleremo più avanti e che ha la funzione di aiutare l’Io a individuare un modello ideale a cui tendere, in modo da avere uno stile di vita che sia consono ai propri valori e alle proprie leggi interiori.
Il Super-Io si pone come giudice nei confronti dell’Io; questo significa che osserva, analizza, valuta e se è il caso, fa scattare all’interno del soggetto il senso di colpa quando i comportamenti tenuti, non sono in sintonia con le norme apprese e introiettate.
All’opposto, il senso di colpa conscio, si ha quando siamo consapevoli di aver infranto delle regole sancite. Il disagio che ne consegue, lascia le facoltà dell’Io, libere di impegnarsi per un processo ricostruttivo e/o riparativo che può portare anche a forme estreme e rigide del tipo: perfezionismi accentuati, rituali ossessivi, ecc. che sono le deformazioni del senso di colpa cosciente.
Freud ne: Il disagio della civiltà, ha dimostrato teoricamente, salvo eventuali successive riflessioni e ricerche che :”… mi atterrò dunque al convincimento che la tendenza aggressiva sia nell’uomo una disposizione pulsionale originaria e indipendente …“, cioè, l’aggressività è primaria, ovvero, l’uomo ci nasce.
Ma, visto che l’uomo nasce aggressivo, la società ha istituito regole e sanzioni per frenare e moderare tale aggressività, senza però riuscirci completamente.
Ma da punto di vista psicologico, cosa accade? Secondo Freud, “… l’aggressività viene introiettata, interiorizzata, propriamente viene rimandata la donde è venuta, ossia è volta contro il proprio IO“. Ecco quindi tirato in ballo il senso di colpa a spiegare la tensione tra il rigido Super-io e l’Io.
Il senso di colpa, quindi, non può che avere (ma meglio sarebbe dire: potrebbe avere) almeno due origini:
- il timore che suscita l’autorità;
- il timore che suscita il Super-io
Nel primo caso il soggetto è obbligato a rinunciare a soddisfare esigenze che la società considera illecite; nel secondo caso, invece, poichè è impossibile nascondere al Super-Io (diversamente dal caso precedente) la presenza di desideri proibiti, il sistema richiede una punizione.
Ecco quindi spiegata la differenza tra rinuncia e senso di colpa. Nel primo caso infatti si rinuncia a soddisfare desideri illeciti per paura dell’autorità e più precisamente per paura di perdere l’amore che l’autorità elargisce. Quindi, così facendo, con l’autorità le cose si risolvono facilmente e senza conseguenze.
Nel secondo caso, le cose stanno diversamente perchè il Super-io (essendo un’istanza interna al soggetto) sa che il desiderio rimane e non lo si può nascondere, quindi anche se si è deciso di rinunciare, il senso di colpa, inevitabilmente arriva senza pietà.
Inoltre, aver rinunciato ora è ben diverso dal caso precedente; qui l’astensione non è ricompensata dalla certezza dell’amore; qui, per dirla con Freud “… una minacciosa infelicità esterna, perdita dell’amore e punizione da parte dell’autorità esterna, è stata barattata con una permanente infelicità interna, la tensione del senso di colpa“.
Riepilogando le cose avverrebbero più o meno così: da un lato c’è una rinuncia alla pulsione per timore di una punizione dall’autorità esterna (e si, per evitare di perdere l’amore a volte si preferisce rinunciare); nell’altro caso invece abbiamo un’azione cattiva oppure l’intenzione di una cattiva azione (che si equivalgono) da cui si genera il senso di colpa e quindi il bisogno di essere puniti.