Guida al mobbing: quando c’è e quando no
Nasce dal verbo inglese: “to mob” (attaccare) ed è stato usato per la prima volta dall’etologo Konrad Lorenz, per individuare il comportamento di alcuni animali della stessa specie che si coalizzano contro un membro del gruppo attaccandolo, emarginandolo e provocandone, nei casi peggiori, la morte.
Il mobbing sul posto di lavoro
E’ stato poi utilizzato da altri per indicare tutti quei comportamenti di vero e proprio terrorismo psicologico posti in essere nell’ambiente di lavoro da superiori o subalterni (mobbing verticale) o dai colleghi di lavoro (mobbing orizzontale), con chiari intenti discriminatori finalizzati ad emarginare progressivamente un lavoratore per indurlo alle dimissioni o facilitarne il licenziamento.
Quando nasce il fenomeno del Mobbing
Il fenomeno mobbing, vecchio come il mondo, ci ha colto di sorpresa: nel 1997 era ancora un problema sommerso e poco conosciuto. Questo fenomeno multidisciplinare convolge un pò tutti: politici, medici, psicologi, sociologi, giuristi, esperti sindacali ecc.
Quali sono le fasi del mobbing
- conflitto quotidiano (conflittualità persistente sotto apparente normalità);
- inizio del mobbing e del terrorismo psicologico (attacchi alla vittima, nelle relazioni sociali, nella comunicazione, nella professione, nella salute).
- errori e abusi anche non legali della direzione del personale (trasferimenti, richiami ingiustificati, demansionamento, ecc);
- esclusione dal mondo del lavoro (sintomi ossessivi, malattie psicosomatiche, dimissioni, licenziamento).
Heinz Leymann, basandosi sull’osservazione di casi concreti, ha identificato 45 forme di comportamenti mobbizzanti suddivisi in 5 gruppi:
- attacchi alla comunicazione
- attacchi ai rapporti sociali
- attacchi alla posizione sociale
- attacchi alla qualità della vita
- attacchi alla salute.
La definizione del mobbing
Al fenomeno mobbing sono state date più definizioni, una delle più autorevoli è la seguente:
Per mobbing si intende comunemente un comportamento del datore di lavoro (o del superiore gerarchico, del lavoratore a pari livello gerarchico o addirittura subordinato), il quale con una condotta sistematica e protratta nel tempo e che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili, pone in essere forme di prevaricazione e persecuzione psicologica nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro. Da ciò può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio psicofisico e del complesso della sua personalità (Corte di Cassazione, sentenza n. 3875/09).
Come detto oltre alla parola mobbing da qualche tempo vengono usati altri termini che è bene conoscere in quanto definiscono le modalità con cui può generarsi il distress, cioè lo stress negativo, in ambiente di lavoro.
Straining: traducibile come tendere, sforzare; definisce una situazione originata in ambienti di lavoro in cui la vittima subisce una singola azione, es. un ingiusto trasferimento, le cui conseguenze sono di stress continuo e i cui effetti dureranno nel tempo; tale condizione ha come esito un effetto devastante sul soggetto. E’ però necessario che la vittima percepisca gli eventi come una componente intenzionale e/o discriminatoria.
Burn out: corrisponde al significato di :’scoppiato dal lavoro’. E’ una sindrome che colpisce principalmente i lavoratori impegnati nelle professioni d’aiuto quali: assistenza, sostegno, emergenza, istruzione, sanità, ecc. Le inadeguatezze organizzative, l’ingiusta assegnazione di compiti, la mancata chiarezza nelle regole, l’insuccesso, possono portare a situazioni di esaurimento di ogni energia e allo svuotamento psichico del soggetto sottoposto a superlavoro il quale non raggiungendo gli obiettivi prefissati va in corto circuito.
Stalking: traducibile come : “caccia in appostamento”; con tale termine si identifica anche il cosidetto “stalking occupazionale” caratterizzato dal fatto che la causa delle persecuzioni ha origine in ambiente lavorativo e viene estesa anche nella vita privata, cioè, lo stalker, aggiunge così molestie che toccano l’ambiente familiare della vittima al fine di completare e/o rafforzare il suo progetto di costringere la vittima alle dimissioni o soggiogarla al suo volere.
Le ragioni del mobbing
Si ricorre al mobbing, cioè a velati atteggiamenti persecutori messi in atto tramite azioni lesive occultate dietro una facciata spesso addirittura cordiale, affinche la vittima compia errori.
Ciò giustificherà condotte quali: il dequalificarla, isolarla, sottrarle dei benefit, ecc. La conseguenza sarà l’inevitabile danno delle condizioni psicofisiche del perseguitato arrivando così alle sue spontanee dimissioni o ad un ‘giusto’ e ‘giustificato’ licenziamento.
Morale: il persecutore avrà raggiunto il suo scopo ‘togliendo di mezzo’ la vittima, la quale uscirà dalla storia con una condizione fisica e sociale a pezzi conclusa a volte con il suicidio. Il mobbing non è una malattia ma ne può essere la causa.
Le ragioni emozionali del mobbing
Sono caratterizzate dai più disparati motivi: incomprensioni, diversità, onestà, correttezza, invidia, gelosia, incapacità, personalità introverse, ecc. Spesso questa forma di avversione, di antipatia, non viene neanche esternata o quantomeno non al giusto livello, anzi, le azioni aggressive vengono nascoste dietro una facciata normale spesso addirittura cordiale; ciò rende la futura vittima inconsapevole di ciò che gli sta per accadere.
E’ probabile che all’inizio potrà pensare che si tratti della normale conflittualità, magari un pochino accentuata, mai penserebbe che tutto è mirato e studiato ad arte per distruggerlo.
Le patologie mobbing-stress correlate
I lavoratori sottoposti ad atteggiamenti persecutori, mobbing od altro, reagiranno tramite lo stress al fine di generare un meccanismo difensivo, ma al prolungarsi delle violenze presenteranno un alto rischio di sviluppare la sindrome da stress cronico le cui conseguenze inevitabili saranno patologie di ordine psicosociale.
Naturalmente ogni individuo di fronte ad un conflitto professionale lo vivrà secondo la propria attitudine a reagire, alla sua forza, alla sua resistenza, tuttavia più il conflitto si prolunga, più la resistenza diminuisce.
Per le ‘vittime’ sono comuni i disturbi psicosomatici da stress, infatti nel tempo potranno sviluppare disturbi di ansia e d’umore quali:
Disturbo Pos-Traumatico da stress (DPTS) – fenomeni di evitamento, comportamenti cioè tesi ad evitare ogni situazione che ricordi il problema, pensiero concentrato in modo ossessivo sui problemi di lavoro con incubi, disturbi di ansia e depressivi.
Disturbo dell’Adattamento (DDA) – fattori di rischio di intensità e durata inferiori a quelli riscontrati nel DPTS.
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Conseguentemente la forte tensione psicologica porterà alla comparsa di una serie di alterazioni che colpiscono l’equilibrio socio-emotivo e psicofisiologico generando la caduta delle difese immunitarie, la vittima arriverà nel tempo a sviluppare disturbi, somatizzazioni che potranno divenire croniche e irreversibili.
I più tipici disturbi di natura psichica sono: agitazione, angoscia, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, anoressia o bulimia, disturbi del comportamento, riduzione o perdita della libido, disturbo del sonno.
A cui certamente potrebbero seguire disturbi di natura fisica provocando danni agli organi più deboli quali: apparato gastrointestinale (gastrite, colite ulcerosa, ulcera peptica); apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale); apparato respiratorio (asma brochiale, sindrome iperventilatoria); apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce, enuresi); nel sistema cutaneo (psoriasi, acne, dermatite, prurito, orticaria, secchezza della cute e delle mucose, sudorazione); nel sistema muscolo scheletrico (cefalea tensiva, crampi muscolari, torcicollo, mialgia, artrite, dolori al rachide).
Una riflessione: in ambiente di lavoro, chiunque applichi la violenza, causando dei danni fisici, sarà immediatamente incriminato e condannato senza scampo; applicando invece la tecnica del ‘mobbing’ potrà generare dei danni fisici ancora maggiori, ma sarà però ben difficile provare la sua responsabilità nelle patologie che scaturiranno ed ancora più difficoltoso arrivare ad una sua condanna.