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Frequento una persona che fa sempre tardi

come gestire i ritardatari cronici
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Foto di Wolfgang Brauner da Pixabay

Lo strano caso dei ritardatari cronici

Come gestire i ritardatari cronici, ovvero coloro che arrivano sempre tardi; in Italia abbiamo addirittura il famoso ‘quarto d’ora accademico’, quasi a giustificare una modalità che non ha nulla a che vedere con il vivere in un contesto di socialità integrata.

Nel 2013 in GB alcuni medici fecero addirittura una diagnosi di ritardatario cronico ad un soggetto adducendo problemi neuro-anatomo-biologico.

Diciamo la verità, una volta per tutte, il ritardatario cronico ha una patologia della personalità.

Possibili motivi dei ritardatari

Dal punto di vista psicoanalitico si può sostenere, genericamente, che esiste un conflitto con l’autorità e tardando con chicchessia, si contrasta il senso di disagio che accompagna il soggetto lungo tutto il corso della giornata.

In altre parole, il ritardatario esprime, in modo ovviamente non cosciente, il bisogno di disobbedire. A chi? Ovviamente all’autorità. Chi, meglio di un genitore esprime quel ruolo?

Quindi arrivo in ritardo perché in tal modo disobbedisco e questo mi da un senso di potenza e riscatto.

Come ho detto sopra, l’interpretazione è ‘generica’. Per renderla specifica, dobbiamo affidarci solo al percorso analitico che svelerà all’analizzando quali sono le sue motivazioni inconsce.

Restando quindi sempre sul generico, possiamo anche dire che il genitore non deve essere necessariamente autoritario perché, al contrario, potrebbe anche essere stato iperprotettivo e quindi il ritardatario cronico potrebbe aver percepito, sotto forma di imprinting, di essere costantemente nella necessità di non deludere le attese della figura specifica che quasi sempre è la figura di attaccamento.

Ecco che da quella fonte conflittuale, avviene un ‘trasferimento’ del senso di pesantezza e oppressione su altre persone che vengono percepite come ‘richiedenti’ sia in ambito professionale che amicale o relazionale.

Quindi, basta, non mi sottometto più, non obbedisco più, faccio ritardo anche per esprimere la mia autonomia. Protesto e contesto, quindi arrivo tardi.

Tale visione, che poi caratterizza la personalità ritardataria arriva, pur di affermare quando detto, a generalizzare questa forma di protesta al punto, ad esempio, di perdere treno, aereo, etc.

La sfida alla base del ritardo

Ecco un altro motivo (anch’esso inconscio) che può giustificare il ritardo che si può esprimere in una frase:’Arrivo tardi così vedo quanto tieni a me’. Un po’ come se facendosi attendere, il soggetto verifica se l’altro aspetta. Se aspetta, allora vuol dire che mi vuole bene. Se invece, al contrario, arrivo puntuale, tu penserai che io dipendo e sono sottomesso, insomma obbediente.

Indubbiamente una vita stressante per se stessi e per gli altri. Come uscirne?

Dal momento che tutto avviene ad un livello inconscio, di stress ce n’è poco escludendo gli improperi di coloro che attendono.

Il soggetto, anche se vorrebbe essere puntuale, non ci riesce. Non ci riesce perché è un atteggiamento che tipicamente viene appreso presto, forse già nell’infanzia (lo sperimentano le mamme al mattino, quando i figli dovrebbero prepararsi per uscire e invece si trastullano giocherellando).

Arrivare puntualmente in ritardo

Anche con tutte le buone intenzioni, il ritardatario arriva puntualmente in ritardo. Il vantaggio secondario di questo tipo di personalità risiede nel fatto che nel corso della sua crescita, offre sicurezza perché può sempre giustificarsi dicendo che in quel tempo (del ritardo), ha fatto tantissime altre cose.

Il ritardatario, per colui che attende, indubbiamente manca di rispetto. Inutile arrabbiarsi, oppure al contrario far finta di nulla. Unica cosa utile è tentare di richiamarlo all’ordine.

E’ molto utile far vedere i vantaggi della puntualità (che per ogni caso specifico può essere diverso) e gli svantaggi dell’arrivare tardi.

Ribadire che ci sentiamo disprezzati, o mancati di rispetto, è inutile. Lui già lo sa. Inoltre perchè esistono i ritardatari? Forse perchè c’è sempre qualcuno che attende, come chi ancora attende Godot?

Primo appuntamento dall’analista

Anche i pazienti arrivano in ritardo. Quando lo fanno, evidenzio loro il numero dei minuti di ritardo e, al contrario, quando arrivano in orario, evidenzio la loro puntualità. Al momento non serve altro.

Quando finalmente il paziente è in grado di comprendere gli aspetti psicologici e inconsci del suo far tardi, allora se ne comincia a parlare.

Ecco che finalmente emerge un altro aspetto del transfert. Il paziente trasferisce su di me altre cose espresse in altro modo sopra e ritardando, mi sfida.

Oltre a queste osservazioni, ve ne sono altri che entrano un pò nel merito della loro personalità ma sotto aspetti più cognitivi e comportamentali

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