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Regressione
L’atteggiamento di Jung verso la regressione è molto diversao da quello di Freud. Per quest’ultimo la regressione è quasi sempre un fenomeno negativo. Anche come difesa, è spesso fallimentare. La regressione, insomma è qualcosa da combattere e superare. Dal 1912 in poi, Jung insiste invece sugli aspetti terapeutici di periodi di regressione e sull’arricchimento che possono portare alla personalità (senza per questo negare il carattere dannoso di una regressione prolungata e improduttiva). La regressione può essere vista come un periodo di rigenerazione o di ritirata prima di una successiva avanzata. Per questo motivo, sia l’analisi che la psicoterapia, possono trovarsi in condizione di dover sostenere la regressione, anche fino ad un livello prenatale. Per alcuni autori, la posizione di Jung si può riassumere come favorevole ad una regressione creativa dentro il transfert.
La fantasia incestuosa può essere vista come una forma particolare di regressione; un tentativo di prendere contatto con i fondamenti dell’essere, rappresentati dalla figura del genitore. Affinchè tale regressione abbia valore, tuttavia, essa va vissuta entro un percorso che porti al suo superamento. Il prezzo o sacrificio insito nella progressione è la perdita di quella sicurezza che la fusione con una figura parentale fornisce. L’accento di Jung sulla progressione che si sviluppa dalla regressione è coerente con l’importanza da lui data agli aspetti di morte e rinascita.